Addio Gino

Ci ha lasciato Luigi Ancona, per tutti Gino.

A Bitonto e fuori lo conoscevano tutti.

Restauratore con un passato nel teatro, è sempre stato in prima linea quando si trattava di proteggere il bene comune, anche a costo di azioni clamorose.

Un artista, difensore della bellezza e nemico delle ingiustizie, un uomo dal senso civico immenso che ha combattuto mille epiche battaglie in solitudine.

«Essere anarchici è mettere ordine nella complessità della vita e correggerla giorno per giorno: la rivoluzione non si realizza dall’oggi al domani e non può essere violenta»

«L’anarchismo non è un’ideologia, ma un metodo per favorire gradualmente l’ emancipazione dell’uomo da ogni potere e si muove contro ogni logica di schematizzazione dell’esistenza. C’è bisogno di coordinare i vari mestieri e renderli il più indipendenti possibili, visto che il potere sfrutta l’impossibilità della gente a costruirsi un futuro. È necessario dunque essere rivoltosi non solo nel tempo libero, ma 24 ore su 24, senza isolarsi dal mondo».

E tra i tanti episodi che lo hanno visto protagonista, non si può non ricordare la famosa protesta dell’inverno 2004 contro i parcheggi interrati in piazza Moro, sempre nella sua Bitonto. «Si trattava di opere faraoniche ed inutili – spiega – ma nessun giornale mi dette retta fino a quando non mi accampai in piazza, iniziando uno sciopero della fame durato 43 giorni».

«Le forze dell’ordine tentarono di arrestarmi durante un comizio di Nichi Vendola, ma i cittadini insorsero. Rischiai addirittura il trattamento sanitario obbligatorio», racconta Ancona, in seguito assolto per la sua opera di controinformazione solitaria.

Viva la morte, viva la libertà, viva l’anarchia, viva Gino Ancona!

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