Restauratore con un passato nel teatro, è sempre stato in prima linea quando si trattava di proteggere il bene comune, anche a costo di azioni clamorose.
Un artista, difensore della bellezza e nemico delle ingiustizie, un uomo dal senso civico immenso che ha combattuto mille epiche battaglie in solitudine.
«Essere anarchici è mettere ordine nella complessità della vita e correggerla giorno per giorno: la rivoluzione non si realizza dall’oggi al domani e non può essere violenta»
«L’anarchismo non è un’ideologia, ma un metodo per favorire gradualmente l’ emancipazione dell’uomo da ogni potere e si muove contro ogni logica di schematizzazione dell’esistenza. C’è bisogno di coordinare i vari mestieri e renderli il più indipendenti possibili, visto che il potere sfrutta l’impossibilità della gente a costruirsi un futuro. È necessario dunque essere rivoltosi non solo nel tempo libero, ma 24 ore su 24, senza isolarsi dal mondo».
E tra i tanti episodi che lo hanno visto protagonista, non si può non ricordare la famosa protesta dell’inverno 2004 contro i parcheggi interrati in piazza Moro, sempre nella sua Bitonto. «Si trattava di opere faraoniche ed inutili – spiega – ma nessun giornale mi dette retta fino a quando non mi accampai in piazza, iniziando uno sciopero della fame durato 43 giorni».
«Le forze dell’ordine tentarono di arrestarmi durante un comizio di Nichi Vendola, ma i cittadini insorsero. Rischiai addirittura il trattamento sanitario obbligatorio», racconta Ancona, in seguito assolto per la sua opera di controinformazione solitaria.
Viva la morte, viva la libertà, viva l’anarchia, viva Gino Ancona!
Il nuovo governo Terminator ha iniziato a fingere di guidare l’Italia in una fase tanto rovente quanto delicata della quarta guerra mondiale, passibile di una probabile dinamica da seconda guerra fredda o di un possibile Big bang nucleare. ii Dopo il pionieristico golpe bianco iii di Conte, Mario Draghi (con il Peggiore dei Governi) aveva lavorato sodo affinché il ruolo della destra, recitando oppofinzione quel tanto che basta, venisse completamente sdoganato, per agire agevolmente all’insegna del sovranismo gattopardesco di cui si fa portatrice. iv Il via libera dell’élite dominante nordamericana si era recentemente manifestato con le esternazioni bipartisan da parte di Hillary Clinton e Steve Bannon (presunti acerrimi nemici). v A Fratelli d’Italia non restava che vincere facile, sulla base delle più evidenti menzogne e discriminazioni intrapopolari del secolo in corso, ovviamente rimanendo riconoscente per il benservito. vi Curioso che ciò avvenga in maniera parallela alla celebrazione del falso mito storico della Marcia su Roma, sedimentato nei libri scolastici e ancora oggi avvalorato dai mezzi di disinformazione nazionale. vii Ma come 100 anni fa, indispensabile a questo risultato è l’opera delle forze di sinistra, pressoché organiche, o meglio, vere e proprie assistenti operative di questo avvento autoritario in direzione totalitaria. Similmente, ora come allora, ne hanno creato le precondizioni.
Un riassunto essenziale per “accettare” la Storia… Alla vigilia del fascismo cento anni fa, Partiti, Organizzazioni e Sindacati di sinistra chiudono gli occhi davanti agli atti criminali dei non numerosissimi ma scalmanati e indisturbati fascisti, sottoscrivendo il Patto di Pacificazione il 3 agosto 1921. viii Le prepotenze, comunque, continuano e aumentano. ix La risposta popolare alle violenze, costituita dagli Arditi del Popolo, sostenuti solo dall’Unione Sindacale Italiana e dall’Unione Anarchica Italiana, viene sistematicamente stigmatizzata, osteggiata e boicottata da CGdL, Partito Socialista e Partito Comunista, che di fatto spianano la strada al mutuo rafforzamento in corso tra cosiddette Forze dell’ordine, Monarchia e squadrismo spesato dagli industriali. x Tale resistenza ante litteram aveva la stoffa di ribaltare le sorti del golpe venturo, come dimostrato a Parma, dove la popolazione sostenendo solo 350 Arditi, cacciava dalla città Italo Balbo e 10000 sgherri, sebbene armati e ingagliarditi da una presenza numerosa, così come in altre città. xi
Ma il biennio rosso aveva insegnato alla classe padronale a tremare ed a tramare, da qui la scelta di puntare grosso sulla ferocia idiota del minoritario ed esaltato movimento fascista, che ben presto catalizza e incanala parte delle stesse forze rivoluzionarie in una controrivoluzione preventiva, mascherata di tragicomico. xii La cosiddetta Marcia su Roma fu, in realtà, una pantomima penosa, inconsistente sul piano storico, ma che venne rimaneggiata dal grande attore Mussolini e dall’orchestrazione della propaganda di regime negli anni successivi e presa per seria fino ai giorni nostri. xiii Bisogna tenere conto che l’idea originariamente era stata pensata in altri termini due anni prima, sull’onda dell’entusiasmo e del fermento generato nella Reggenza italiana del Carnaro di D`Annunzio, per il quale il sindacalista rivoluzionario della Federazione dei Lavoratori del Mare Giuseppe Giulietti, aveva progettato una rivolta di tutte le forze storiche ed emergenti (alla cui testa proponeva nientemeno che l’anarchico Errico Malatesta) sotto forma di marcia da Fiume a Roma, come conferma popolare della Rivoluzione già in atto, attraverso le forme di socialismo pratiche che si stavano diffondendo nel 1919-20. xiv
Questa eventualità venne però negata dai socialisti di Giacinto Maria Serrani e da Mussolini, che ne avrebbe approfittato successivamente appropriandosene (come di mille altre idee: la predazione di stampo fascista di immaginario, simboli e mode si cronicizzerà come abitudinaria fino ai giorni nostri) stravolgendola e spettacolarizzandola ai propri fini, a copertura dell’inciucio filo reazionario che lo porterà al successo. xv Lasciando senza risposte tale buffonata e anzi inscenandone un’altra sterile e controproducente come la scelta aventiniana, gli stessi oppositori parlamentari contribuiscono a far straripare il fascismo ai settori politici contigui, consacrandone il campo libero. xvi Poi vent’anni di guerre, saccheggi, stragi, omicidi, torture, rapine, deportazioni, internamenti in lager e manicomi, stupri. Mai scientificamente contate le vittime, dagli oppositori sociali e politici prima e altre minoranze seguite da eritrei, libici, etiopi, iugoslavi, zingari (mai risarciti o riconosciuti dignitosamente, anzi minimizzati, relativizzati, insabbiati) e gli ebrei, gli unici ad essere ricordati con una certa decenza. xvii Crimini contro l’umanità, risolti candidamente grazie all’amnistia di Togliatti che chiude il cerchio nel dopoguerra salvaguardando i responsabili e permettendone l’avvio a carriere politiche e professionali, perlopiù in ruoli dirigenziali e polizieschi. xviii Per Churchill, evitare una Norimberga italiana, vuol dire evitare scandali epocali che potrebbero portare alla luce l’identità dell’agente dei servizi segreti britannici “Il conte” e tutti gli intrallazzi britannici accessori al fascismo. xix Nei successivi 50 anni la scia di crimini generati nel groviglio di servizi segreti britannici e italiani, CIA, massonerie, mafie, fascisti e altri gruppi armati di destra e sinistra, ricorda costantemente, con la Strategia della Tensione, quanto sia bananas la Repubblica italiana. xx Gli ultimi 30 anni caratterizzano un ruolo di distrazione e avanguardia neoliberista della sinistra armata di un trasformismo arrogantemente atlantista, falsamente umanitarista, orgogliosamente deviante, servo delle peggiori organizzazioni internazionali, delle lobby finanziarie, farmaceutiche, guerrafondaie e autore di innumerevoli gag, di cui quella più abusata è un jolly: l’atteggiamento responsabile. xxi
Da sottolineare, infine, è la totale assenza di progettualità strategica in campo anarchico. Stupirsi per la spudoratezza dei crimini omnipartisan negli ultimi 3 anni è sintomo quantomeno di ingenuità e ignoranza, bonariamente scrivendo. La nuova maggioranza molto probabilmente avrà un ruolo estremamente esecutivo in un contesto predisposto a poca arbitrarietà (artificiali carestie, mancanze idriche, speculazioni energetiche, cambiamenti climatici, indebolimento della salute … ), molto si giocherà sulle abilità di trasmissione degli ordini facendoli passare per informazione o comunicazioni di servizio, per gestire a modo il presente e quello che viene prospettato come imminente o futuro molto prossimo: emergenza inflattiva ed energetica, razionamenti idrici e alimentari, guerre, proteste … Vecchie e nuove crisi virali, meteorologiche, idriche, alimentari ed energetiche, saranno gestite con tutti i mezzi che (non) possiamo immaginare: dai semplici interventi socio economici ad altri metodi più consoni, che nel contesto di emergenze (programmate) saranno percepiti come sacrosanti. In fondo l’aumento delle spese militari potrebbe essere funzionale anche a questo.
Russia: arrestato sindacalista attivo nell’organizzazione tra i fattorini.
Il sindacalista dei corrieri russi, membro del Blocco di sinistra e dell’Unione marxista, Kiril Ukrainchev, è stato arrestato e portato davanti a un tribunale russo a fine aprile, a seguito di una serie di scioperi organizzati dall’unione dei corrieri, rivendicando la firma del Contratto collettivo per i diritti.
La polizia lo ha arrestato nella sua abitazione, dove ha condotto un’indagine sulla “ripetuta violazione delle regole degli eventi di massa” perché leader di scioperi e proteste. Il tribunale ha deciso di tenere in custodia il sindacalista fino al 25 giugno.
A fine aprile i corrieri di “Yandex Food” e “Delivery Club” hanno previsto di scioperare nuovamente, a causa di una riduzione del 20% dei pagamenti degli ordini, cioè da circa 120 rubli a 90.
Nei suoi due anni di esistenza, il club di spedizione ha avviato diverse lotte e ha avuto notevoli successi: nel giugno 2020, il club di delivery è riuscito a riscuotere debiti. Nell’ottobre 2020 il nuovo sistema di finanziamento si è allentato. Nel febbraio 2021, il sindacato è riuscito a reclutare 11 postini di “Yandex Food” a Sochi. Alla fine del 2021, i governatori di Samokat si sono rivolti al club a causa di ritardi salariali e dopo una campagna mediatica, “Samokat” ha iniziato a pagarli regolarmente.
Dall’aeroporto di Pisa armi all’Ucraina mascherate da “aiuti umanitari”
Pisa – lunedì, 14 marzo 2022
Alcuni lavoratori dell’aeroporto civile Galileo Galilei di Pisa ci hanno informato di un fatto gravissimo: dal Cargo Village sito presso l’Aeroporto civile partono voli “umanitari”, che dovrebbero essere riempiti di vettovaglie, viveri, medicinali e quant’altro utile per le popolazioni ucraine tormentate da settimane da bombardamenti e combattimenti. Ma non è così!
Quando si sono presentati sotto l’aereo, i lavoratori addetti al carico si sono trovati di fronte casse piene di armi di vario tipo, munizioni ed esplosivi.
Una amara e terribile sorpresa, che conferma il clima di guerra nel quale ci sta trascinando il governo Draghi.
Di fronte a questo fatto gravissimo, i lavoratori si sono rifiutati di caricare il cargo: questi aerei atterrano prima nelle basi USA/NATO in Polonia, poi i carichi sono inviati in Ucraina, dove infine sono bombardati dall’esercito russo, determinando la morte di altri lavoratori, impiegati nelle basi interessate agli attacchi.
Denunciamo con forza questa vera e propria falsificazione, che usa cinicamente la copertura “umanitaria” per continuare ad alimentare la guerra in Ucraina
Chiediamo:
1) alle strutture di controllo del traffico aereo dell’aeroporto civile di bloccare immediatamente questi voli di morte mascherati da aiuti “umanitari”;
2) ai lavoratori di continuare a rifiutarsi di caricare armi ed esplosivi che vanno ad alimentare una spirale di guerra, che potremo fermare solo con un immediato cessate il fuoco e il rilancio di dialoghi di pace;
3) alla cittadinanza di partecipare alla manifestazione di sabato 19 marzo di fronte all’aeroporto Galilei (ore 15) sulla parola d’ordine “Dalla Toscana ponti di pace, non voli di guerra!”.
Festa della donna, giornata internazionale della donna, 8 marzo, mimose…
Dai, già che ci siamo, facciamo un po’ di chiarezza.
La festa della donna, la giornata internazionale della donna, non originano dal “famoso” incendio del 1908 nell’industria Cotton di New York, di cui non si hanno notizie storiche certe, e neppure dall’incendio del 25 marzo 1911 nella fabbrica Triangle, con il quale il primo venne probabilmente confuso, (o si trattò di un voluto falso storico), incendio quest’ultimo in cui ci furono 146 vittime, di cui 123 erano donne. I fatti che portarono all’istituzione della festa della donna e poi della giornata internazionale delle donne sono altri.
Stabilendo la festa della donna come mera commemorazione di quel fatto luttuoso si offre una visione riduttiva e anche fuorviante, e questo tutto sommato ad alcuni può anche venire comodo.
Dobbiamo invece pensare al Congresso della Seconda Internazionale Socialista tenutosi a Stoccarda nel 1907, quando fu votata una risoluzione in cui ci si impegnò a lottare per ottenere il suffragio universale. Nello stesso periodo venne fondato l’Ufficio Internazionale delle donne socialiste. Nel maggio 1908 si cominciò a parlare di giornata delle donne, Women’s day, quando la presidente di quell’ufficio, Corinne Brown, presiedette una conferenza a Chicago a cui tutte le donne erano state invitate.
L’idea di una giornata internazionale nasce nel febbraio 1909, e la proposta viene accolta nel 1910 durante la Conferenza Internazionale delle donne socialiste. I singoli paesi però adottavano giornate diverse. Durante la seconda conferenza delle donne comuniste (Mosca, 1921) venne infine approvata un’unica data, l’8 marzo, per ricordare la manifestazione contro lo zarismo delle donne di Pietroburgo, che avvenne l’8 marzo 1917.
Dobbiamo quindi andare in Russia per trovare la nascita di questa data, l’otto marzo, e non in America.
ANDREA SALSEDO CHE NEL 1920 A NEW YORK VOLO’ DALLA FINESTRA
Giuseppe Galzerano racconta la vicenda in un volume di oltre mille pagine.
Sul quotidiano «Il Manifesto», 14 agosto 2021, pag. 11, la recensione di Mario Di Vito del libro.
ANDREA SALSEDO New York, Lunedì 3 maggio 1920….
Cento anni fa, il tipografo anarchico Andrea Salsedo – originario di Pantelleria – nella notte del 3 maggio 1920 veniva vigliaccamente e barbaramente defenestrato dal quattordicesimo piano del palazzo della polizia di New York, a Park Row. Era stato arrestato senza alcun mandato l’8 marzo e trattenuto illegittimamente ed illegalmente in carcere, senza informarne l’autorità giudiziaria. La polizia disse che si era trattato di suicidio e che addirittura il detenuto – che era innocente e non aveva commesso nessun reato – aveva chiesto di stare in carcere. A New York la stampa liberale fu scossa dalla terribile notizia. Il cadavere, terribilmente sfracellato e irriconoscibile, viene subito seppellito, senza alcuna autopsia. La moglie, Maria Petrillo, tornata a Pantelleria con due bambini, coraggiosamente denunzia le autorità americane, chiedendo un risarcimento di centomila dollari. La sera del 5 maggio, su un tram, vengono arrestati due emigrati italiani, Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti. Nella tasca della giacca di quest’ultimo viene trovato un fogliettino che per il 9 maggio annunzia un comizio di protesta la morte di Andrea Salsedo. Con una lunga e minuziosa ricerca in Italia e negli Stati Uniti ho ricostruito questa sconosciuta tragedia, attraverso i giornali anarchici e la stampa liberale americana del tempo, i rapporti menzogneri della polizia americana e moltissimo altro materiale, documentazione trovata e esaminata per la prima volta. L’uscita del mio volume, di oltre 800 pagine, prevista per la ricorrenza dell’anniversario, è solo rimandata di qualche mese a causa dell’emergenza sanitaria che ci ha bloccati e sarà stampato quanto prima.
Il volume può essere richiesto a Galzerano Editore tel: 0974.62028 email: galzeranoeditore@tiscali.it
Tre giorni di dibattiti e pianificazione delle lotte al CIRCOLO AL BAFO, a Seriate (Bergamo).
Da alcune delle zone più colpite dal covid — le province di Brescia e di Bergamo innanzitutto, ma, più in generale, l’intera Lombardia — è partito un percorso di lotta che ha portato compagni e compagne, uomini e donne di scienza e di strada, studenti e comuni cittadini senza vere esperienze di lotta a confrontarsi e a sviluppare iniziative sui territori.
Immediatamente, nelle fasi più drammatiche dell’emergenza sanitaria e della spettacolarizzazione mediatica della morte di uomini e donne, molti compagni hanno voluto sottoporre a critica la narrazione dominante, provando ad utilizzare le categorie marxiste per comprendere i processi economico-politici sottostanti la crisi sanitaria. Dietro gli aspetti strettamente sanitari e le ovvie relazioni con Big Pharna, si nasconde infatti un affondo del grande capitale internazionale, ben strutturato e pianificato ai più alti livelli economico-militari, contro la classe operaia e la popolazione di tutto il mondo.
Dopo lunghe assemblee e dibattiti on-line, non appena l’allentamento delle restrizioni l’ha consentito, siamo intervenuti nei nostri territori con momenti pubblici di confronto e iniziative di sostegno alle lotte operaie e del mondo del lavoro in generale. Separare le restrizioni imposte in nome del “diritto alla salute” daIle questioni lavorative e di classe ci sembra infatti una strategia tanto ovvia quanto efficace per sottomettere ancora di più la società al capitale.
Il problema non è il covid, non sono i vaccini, né tanto meno il green pass, bensì la strategia organica con cui il capitale ha cancellato in un anno e mezzo decenni di lotte e di conquiste. Ormai è chiaro che la repressione colpisce tutte le categorie lavorative, gli studenti e i ceti sociali più deboli, che ormai includono anche ampie parti di quella che un tempo si chiamava piccola borghesia. E intanto i mercati finanziari festeggiano e Confindustria stappa lo Champagne.
Per questo riteniamo che tutti i fronti di critica e di lotta vadano uniti. Sui nostri territori, abbiamo fatto quello che abbiamo potuto. È arrivato il momento di allargare il confronto a tutte le esperienze che si sono sviluppate su altri territori e cercare un coordinamento a livello nazionale e, possibilmente, internazionale.
Per questo motivo, vogliamo condividere questo documento attorno al quale abbiamo aggregato forze e sviluppato iniziative sul campo. Non si tratta ovviamente della richiesta di adesione alla “nostra” lettura ma di una proposta aperta di collaborazione con tutte le forze reali che si riconoscono in questa impostazione generale, pur con le ovvie puntualizzazioni e critiche che ciascun soggetto individuale o collettivo vorrà apportare.
Socializziamo i nostri percorsi, fate circolare il documento in tutti gli ambiti che ritenete, con tutte le precisazioni che vi sembrano opportune. Confrontiamoci e costruiamo un fronte di lotta unito. RESISTENZA E LIBERAZIONE!
“Il 3 novembre 1886 nasce a Bad Bramstedt in Germania l’Anarchico Kurt Gustav Wilckens, conosciuto in Argentina per aver vendicato la repressione della Patagonia Rebelde (1921-1922) con l’uccisione del tenente colonnello hector benigno varela. Trovandosi in difficoltà economiche, Wilckens decide di emigrare in cerca di fortuna negli Stati Uniti dove viene assunto come minatore nel bacino carbonifero dell’ Arizona. In qualità di Anarchico e membro della Industrial Workers of the World promuove uno sciopero minerario nel 1916. Arrestato e deportato nel campo di concentramento di Columbus (Nuovo Messico) insieme ad altri 1.167 minatori, riuscirà ad evadere il 4 dicembre 1918. Nel 1919 è nuovamente detenuto negli Stati Uniti e poi espulso in Germania il 20 marzo 1920.Il 29 settembre 1920 sbarca in Argentina, dove c’era un fervente movimento Anarchico. Diviene un militante del movimento Anarchico argentino ed una volta giunto a Buenos Aires collabora, come corrispondente, con il periodico Anarchico tedesco Alarm. Con Patagonia Rebelde si intende definire l’ondata di scioperi e insurrezioni che si verificarono nel 1921 in Patagonia. L’epicentro di queste manifestazioni fu il territorio di Santa Cruz. Nell’ottobre del 1920 la polizia di Santa Cruz arresta alcuni sindacalisti della “Sociedad Obrera” la quale dichiara lo sciopero in tutta la provincia per la liberazione dei compagni arrestati e per miglioramenti salariali e condizioni di lavoro. Il 10 novembre il tenente varela, deciso a porre termine alle sommosse, impone la fucilazione per i braccianti e gli operai in sciopero: circa 1500 tra operai, braccianti e sindacalisti vengono barbaramente torturati e assassinati. Dopo il massacro varela viene nominato direttore della scuola di cavalleria Campo de Mayo da hipòlito yrigoyen, e dopo la cerimonia invitato a partecipare a una cena in suo onore ospitato dalla lega patriottica argentina e da un gruppo di imprenditori inglesi che ha cantato “Perché è un bravo ragazzo“. L’Anarchico tedesco sentiva il dovere di vendicare l’orribile repressione subita da quei lavoratori; decide quindi di preparare un attentato contro il tenente colonnello varela. Non essendo in grado di fabbricarsi una bomba, si rivolge ad un Anarchico legato ai gruppi espropriatori. Alle 7 del mattino del 25 gennaio 1923, non appena varela lascia la sua casa Wilckens lo uccide . C’era stato un imprevisto al momento del lancio dell’ordigno, infatti, s’era casualmente frapposta tra lui e varela una bambina di 10 anni, Maria Antonia Palazzo, che lo aveva costretto a temporeggiare per permetterle di allontanarsi ma che gli impedirà di proteggersi dalla deflagrazione. Wilckens risulterà ferito ma riuscirà ad estrarre la pistola e a scaricare l’intero caricatore sul “ bravo ragazzo “. Viene quindi arrestato dalla polizia locale. In una lettera del 21 maggio 1923: “ Non fu vendetta nei confronti di varela , insignificante ufficiale. No, era tutto in Patagonia: governo, giudici, boia e becchino. Intendevo colpire l’idolo nudo di un sistema criminale “. Il 15 giugno 1923, a Buenos Aires, Kurt Wilckens viene ucciso in carcere da ernesto pèrez millàn temperley , un membro della lega patriottica argentina. Due anni dopo la morte di Wilckens, il 9 novembre 1925 pèrez millàn a sua volta sarà assassinato in carcere .”