Il mondo del Lavoro in balia del servilismo sociale ( sui referendum)

La disomogeneità tra i quesiti referendali.

I quesiti referendari proposti dalla CGIL e definiti omogeni tra di loro , invece non lo sono, i primi 4 rappresentano quesiti abrogativi in materia di lavoro, sono sacrosanti , ma sembrano strumentali da parte CGIL in quanto vertono su leggi di arretramento sociale votate in gran parte dal PD e da tutte le forze di centro destra ( compresa quella meloniana) e con l’avvallo silente anche della CGIL, che, vistà l’emorraggia di tessere adeguatamente nascosta, con i 4 quesiti prova a verificare il consenso dei lavoratori verso la stessa.

L’aggregazione del quinto quesito proposto da +Europa composta dagli ex radicali di Della Vedova e di Mario Monti, che tutti conosciamo bene per le sue politiche economiche di contenimento del deficit nazionale( Mario Monti è stato un commissario europeo tra il 1995 e il 2004, prima per il mercato interno e poi per la concorrenza. In seguito è stato presidente dell’Università Bocconi dal 1994 al 2022. Inoltre, Monti è stato presidente del Consiglio dei Ministri italiano dal 2011 al 2013. Attualmente è a capo del gruppo internazionale sulle risorse dell’Unione europea), è una vera beffa per il mondo del lavoro e farà fallire il quorum per ovvie ragioni.

La motivazione del 5 quesito proposta anche da esponenti dell CGIL è che anche i lavoratori stranieri , se diminuisce il tempo di attesa ( da 10 a 5 ani) per chiedere la cittadinanza italiani, potranno godere degli stessi diritti dei lavoratori italiani, quasi a intendere che lo status di cittadino straniero impedisca di vedere riconosciuti i diritti dei lavoratori italiani.

Questo è una grande falsificazione ideologica. art. 3 Costituzione Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale (1) e sono eguali davanti alla legge (2), senza distinzione di sesso [29, 31, 37 1, 48 1, 51; c.c. 143, 230bis], di razza, di lingua [6], di religione [8, 19, 20], di opinioni politiche [21, 49], di condizioni personali e sociali (3).

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale , che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica , economica e sociale del Paese

questo articolo riconosce a tutti i cittadini ( italiani e straneiri) il godimento dei diritti Costituzionali, compresi i diritti del lavoro e i diritti contrattuali.

Quindi affermare che ridurre i tempi per la richiesta della cittadinanza italiana rappresenta un diritto per gli stranieri presenti in italia è fuorviante.

La cittadinanza non è un diritto ma è uno status giuridico, al cittadino straniero , che vive in Italia o in europa , gode degli stessi diritti dei cittadini italiani, meno uno , il diritto di voto politico, quindi l’operazione referendaria posta in essere da + Europa e da Monti è finalizzata a raccimolare un eventuale serbatorio di voti per poter sopravvivere politicamente nel panorama politico italiano, non ha nulla a che fare con il diritto del lavoro e con l’arretramento sociale in atto. Ricordiamo che il governo Monti è quello che ha fatto approvare dal parlamento, la legge Fornero , un colpo micidiale per i lavoratori. Durante un’assemblea dell’ABI nel 2012 affermò che ” il vecchio ruolo delle parti sociali danneggia i giovani” , cioè le relazioni sindacali danneggiano i giovani. Vi furono alcune sommesse proteste che non cambiaromo minimamente l’opinione di Monti, che ora si schiera per l’abrogazione parziale della legge sulla cittadinanza, ma non sulle varie leggi di arretramento sociale volute anche dal suo Governo nel 2012.

1° Maggio

La comparsa delle Società di Mutuo Soccorso risale al XIX secolo circa quando in seguito allo sviluppo industriale nasce l’esigenza di tutela dei diritti previdenziali. L’assistenza sociale di ogni individuo, sia essa economica che sanitaria, era in quei tempi prettamente oligarchica ovvero era un beneficio per coloro che avevano un certo reddito o patrimonio, tale da garantire una pensione dignitosa, ma soprattutto l’esistenza di una vita sana attraverso l’attività di prevenzione e cure delle malattie.

Gruppi di lavoratori, spesso della stessa categoria, così decidono di organizzarsi per mettere insieme parte dei loro risparmi dai quali poter attingere nei momenti di necessità per fronteggiare quegli eventi patologici che spesso conducevano alla morte di intere famiglie. La forma di aggregazione sociale e la solidarietà, appare da subito una soluzione efficace alla carenza totale dello Stato nel campo previdenziale. I lavoratori e le associazioni di categoria iniziano a costituire fondi dedicati a determinati eventi, permettendo così ad ogni lavoratore aderente e ai loro familiari di poter ricevere i sussidi necessari per sostenere le spese mediche necessarie. Attraverso questo sistema di aggregazione sociale, che si basa sulla forma associativa, di fatto ogni lavoratore aiuta l’altro, ogni contribuente versa un quota parte che potrà servire ad un suo collega o ad un suo familiare ponendo in essere un sistema Mutualistico puro, che oggi chiameremo a Mutualità prevalente, essendo i soli iscritti al fondo comune costituito i soli beneficiari.

Parlare di assicurazione in tale ambito è sbagliato per vari motivi. La logica assicurativa ha di base un profitto, prevede limitazioni e restrizioni alla garanzia di essere tutelati, come l’età, patologie pregresse e stato di salute. Diversa è la logica della mutualità prevalente, propria delle Società Generali di Mutuo Soccorso, le quali intervengo tramite l’erogazione di sussidi in favore dei lavoratori aderenti al “fondo” e dei loro familiari, ponendo in essere un grande forma di solidarietà sociale, fronteggiando momenti di crisi del welfare che oggi purtroppo grava in diversi Paesi d’Europa e del mondo.

Le società operaie di mutuo soccorso sono state le prime forme di aggregazione che hanno saputo reagire contro i rischi dell’esistenzialismo, come la salute, la vecchiaia e la morte, attraverso la costituzione delle Società di Mutuo Soccorso.

Ma nel nostro Paese in quei secoli cosa stava succedendo?In Italia tra il 1840 e il 1850 inizia una fase “presindacale” con la diffusione delle Società di mutuo soccorso, le prime forme di associazionismo operaio. Avevano l’obiettivo di fornire supporto ai propri membri in situazioni di disoccupazione, infortunio, malattia e anzianità.Da qui, pian piano, cominciarono a nascere forme organizzative più evolute sul piano sindacale. Già nel 1848, i tipografi di Torino crearono la “Società dei compositori tipografi torinesi”, seguita da almeno altre otto società simili nel 1880.Nel 1872, venne fondata la Federazione Nazionale dei Tipografi, la prima federazione nazionale di categoria, che riuniva tredici città e che nel tempo si sviluppò diventando una delle federazioni sindacali più rilevanti nel periodo precedente all’ascesa del fascismo.Seguirono poi, negli ultimi anni del XIX secolo, le Leghe di resistenza: coinvolgevano l’industria manifatturiera, soprattutto tessile e metallurgica, l’edilizia, i servizi, i trasporti e l’agricoltura.La nostra storia fa un ulteriore passo avanti negli anni ’90 del XIX secolo, quando, nel tentativo di rappresentare tutti i lavoratori di un territorio, furono costituite le Camere del lavoro. Le prime nacquero nel 1891 a Milano, Piacenza e Torino.La data da segnarsi è però il 1906, anno in cui nacque, con il congresso di Milano del 29 settembre, il primo coordinamento sindacale italiano come lo conosciamo noi oggi: la Confederazione Generale del Lavoro (CGdL). Nel 1912 si costituì a Modena l’Unione Sindacale Italiana, da una scissione di c.a. 20 mila lavoratori di diverse categoria, della CGdL, considerata ormai una cinghia di trasmissione del Partito Socialista. Tra i fondatori Filippo Corridoni, Alceste de Ambris, confluì anche Giuseppe Di Vittorio. Tra i suoi principi che il sindacato non poteva essere tributario di alcun movimento politico, filosofico, religioso ecc...

Dalla dittatura fascista a quella democratica.

Dopo la sconfitta del fascismo, la nascita della repubblica italiana e la conseguente instaurazione della dittatura democratica la borghesia riprende la battaglia contro i comunisti e per perseguire l’obbiettivo si affida totalmente alla struttura repressiva nata sotto il ventennio.

Si pensi al mantenimento del codice Rocco e del Testo unico di Pubblica Sicurezza di marca fascista, alla conservazione di pulsioni autoritarie nelle pratiche istituzionali; si potrebbe dire che la Costituzione fu parzialmente congelata, almeno fino agli anni Sessanta. Nessun conto venne fatto pagare a chi avrebbe dovuto rispondere di crimini di guerra settori della Magistratura e della Polizia, dell’esercito, della burocrazia e dell’università rimangono al loro posto, si sottraggono alle misure di bonifica democratica, gli stessi uomini che furono di Mussolini saranno gli stessi a gestire pezzi del potere istituzionale del nuovo Stato in nome della “continuità dello Stato italiano” divenuto una provincia dell’Impero americano

Alcuni dati e nomi:

Nel 1960 su 64 prefetti ben 62 erano stati funzionari degli Interni durante la dittatura fascista e su 241 vice-prefetti, tutti indistintamente avevano fatto parte dell’amministrazione dello Stato negli anni del fascismo,  su 135 questori, 120 avevano fatto parte della polizia fascista e su 139 vice-questori, solo 5 risultavano aver contribuito in qualche modo alla Lotta di Liberazione, dei 394mila impiegati pubblici solo 1580 furono licenziati. 

L’ispettore di polizia Ettore Messana. Il suo marchio di violenza ha radici lontane, nel 1919, a Riesi, in Sicilia, dove ordina di sparare contro i contadini dopo un fallito tentativo di occupazione delle terre: 15 morti.  Questore di Lubiana e poi di Trieste tra il 1941 e il 1943, ricercato per crimini di guerra commessi sugli sloveni nel tentativo forzoso di italianizzarli; nNel 1945 diviene ispettore di Pubblica sicurezza sotto Bonomi e De Gasperi; viene arruolato in Sicilia nelle attività anticomuniste del dopoguerra e nella repressione delle lotte dei contadini siciliani, e coinvolto nella strage politica di Portella della Ginestra; proteggerà di latifondisti e criminali come Salvatore Ferreri (il noto fra’ Diavolo, fascista e assassino al soldo della Repubblica di Salò). Nel 1953 Messana è collocato a riposo e, su proposta del ministro Scelba, riceverà l’onorificenza di Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.L’ispettore generale di polizia Ciro Verdiani,  successore di Messana in Sicilia, ex capo della zona Ovra di Zagabria, che di antifascisti al Tribunale speciale della Dalmazia ne aveva consegnati moltissimi, nell’Italia liberata fu addirittura nominato questore della Roma liberata.  Incontrò Giuliano da amico, ebbe con lui un carteggio, fu poi incriminato dai giudici di Palermo per «favoreggiamento personale continuato e aggravato e per aver aiutato Giuliano e altri affiliati della banda a sottrarsi alle ricerche dell’autorità». La messinscena della morte del bandito, secondo la futura Commissione antimafia, «non fa certo onore alla polizia».Il generale dei carabinieri Giuseppe Pièche uomo di fiducia di Mussolini, che ebbe, quasi fosse ovvio, incarichi di grande riservatezza da De Gasperi e Scelba.Il maresciallo d’Italia Giovanni Messe, giudicato dagli Alleati il miglior generale italiano, a capo del Csir, il Corpo di spedizione italiano in Russia, poi in Tunisia, nominato capo di stato maggiore da Badoglio per continuare la guerra, contro i tedeschi, questa volta: dopo la Liberazione, fu considerato l’uomo forte, al centro di alcune idee di golpe, fautore di movimenti monarchici parafascisti, di fronti anticomunisti formati da reduci di Salò, da ufficiali dell’esercito revanscisti e nostalgici. Era considerato il de Gaulle italiano, non ne aveva le qualità. Anche la monarchia, nel tentativo di rimanere al Quirinale, non fu esente dagli intrighi ai tempi del referendum del 2 giugno 1946 e del re di maggio.

Giovanni Ravalli, accusato in veste di militare di crimini durante l’occupazione italiana della Grecia diventa prefetto nel 1960 di Catanzaro e poi di Palermo fu protagonista di una crociata anticomunista le cui vittime furono poveri braccianti e le organizzazioni sindacali della sinistra. Ravalli è morto indisturbato e mai processato nel 1998.

Rosario Barranco nel gennaio del 1937 il governo fascista di Benito Mussolini e la giunta militare all’epoca al potere in Bolivia strinsero un accordo di collaborazione. Gli italiani avrebbero inviato uomini per formare la polizia boliviana e reprimere il dissenso. Tra i profili scelti per la missione c’era un poliziotto di origini siciliane, Rosario Barranco. Rientrato in Italia, Barranco fu inviato in Francia durante l’occupazione. Al termine del conflitto, le autorità francesi richiesero la sua estradizione per crimini di guerra: Barranco fu accusato di arresti illegali, torture, omicidi; era considerato il capo dell’OVRA, la polizia segreta fascista, a Nizza. Ma nel gennaio del 1948 fu promosso a capo della squadra mobile di Roma. Il conflitto mondiale era finito da tre anni, Mussolini era stato arrestato da cinque, e la costituzione repubblicana era entrata in vigore da pochi giorni

Gli apparati dei servizi segreti, dell’esercito, della polizia e dei carabinieri attraverso queste figure riuscirono a svolgere un’azione particolarmente incisiva sia durante la guerra civile 1943-1945, sia nella fase di transizione tra la fine della guerra e della repubblica fascista di Salò e la nascita della Repubblica antifascista.Alcuni di loro attraverso una sottile azione di «doppiogiochismo» in favore del fronte Alleato, ormai destinato a vincere la guerra, riuscirono ad accreditarsi presso gli anglo-americani e presso gli stessi partiti antifascisti come figure utili e funzionali ad un processo di ricostruzione dello Stato.  La «Guerra fredda» e la necessità della lotta anticomunista «di Stato» (cioè organizzata in modo istituzionale all’interno dei ministeri e del governo) finì per valorizzare l’esperienza ventennale di questi funzionari in seno agli apparati repressivi del regime fascista e divenne un elemento fondamentale per lo sviluppo delle loro carriere. Molti di loro, inoltre, erano iscritti nelle liste delle Nazioni Unite come «presunti criminali di guerra» da dover processare per le condotte operate contro civili e partigiani in Jugoslavia, Grecia, Albania, Urss, Francia e Africa (parliamo di crimini come rastrellamenti, deportazioni, fucilazioni di massa, impiccagioni, persecuzioni di oppositori politici e partigiani) e questa «ricattabilità» derivante dal loro passato ne fece dei funzionari zelanti e fedeli del nuovo ordine organizzato intorno alle logiche anticomuniste della divisione bipolare internazionale.

Storia


Le direttive de i «sacerdoti d’una Resistenza agiografica ed edulcorata ….e dei detrattori della Resistenza » erano chiare: meglio parlare dei partigiani usando la parola “patrioti”, da un’immagine di ordine. Non si deve mai parlare di “guerra civile” perché danneggial’integrazione politica degli ex fascisti legittimata da Togliatti che, in commistione con la Dc, scelse la strada dell’amnistia che con un colpo di spugna cancellò i crimini dei carnefici,
lasciando migliaia di giovani partigiani e centinaia di migliaia di civili inermi “insepolti”.

DALL’ ANTIFASCISMO
PROLETARIO ALLA RESISTENZA TRICOLORE
Roma, 6 luglio 1921. Il lungo corteo degli Arditi del popolo costeggia il Colosseo. Alla manifestazione parteciparono decine di migliaia di persone e ci furono scontri con le Guardie Regie, il corpo di polizia istituito da Francesco Saverio Nitti nell’ottobre 1919, con il preciso scopo di reprimere le agitazioni sociali.

Milano, 25 aprile 1945. Il comando generale del Corpo Volontari della Libertà apre la sfilata, con i rappresentanti dei partiti del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia.Da sinistra: Mario Argenton, (Partito liberale italiano), Giovan Battista Stucchi (Partito socialista italiano), Ferruccio Parri (Partito d’Azione), Raffaele Cadorna (Democrazia cristiana), Luigi Longo (Partito comunista italiano), Enrico Mattei (Democrazia cristiana), Fermo Solari (Partito d’Azione).
La prima immagine dimostra che la lotta al fascismo dovette confrontarsi con la reazione statale. D’altro canto, il fascismo vinse solo grazie all’appoggio dello Stato, deciso da tutta la borghesia italiana, di destra e di sinistra ( nel 1922 Mussolini forte di un 6% dei voti, fu eletto alla presidenza del consiglio con i voti popolari di De Gasperi, Liberali di Benedetto Croce e in parte dei socialisti di Bonomi).
E il fascismo crollò quando lo decise la borghesia che seppe mobilitare ai propri fini il proletariato, intruppandolo nella Resistenza per poi scaricarlo al proprio destino. Come si vede nella seconda immagine.

Europa Bruciata

Tutto questo è molto recente e molto fastidioso per i padroni occidentali di oggi… La vittoria ha molti padri; ma la sconfitta è orfana… È “orfana” perché nessun perdente decente la riconosce; cerca solo (se può) di dare la colpa a qualche altro perdente. E poiché questo accade quasi sempre, era certo che questa particolare sconfitta avrebbe accelerato il declino dell’Occidente , costringendo gli imperialismi occidentali (sconfitti sul campo di battaglia ucraino) a cannibalizzarsi a vicenda. Più correttamente: il più forte tra loro cannibalizza tutti gli altri. Perché senza albergatore non ci sono fatture… Sono ancora in molti a credere che il furetto morto voglia porre fine alla guerra sul campo di battaglia ucraino perché è… pacifista! Se possibile!!
Sono in molti a credere che il vicepresidente Vance abbia pronunciato questo discorso “indecente” alla “Conferenza sulla sicurezza di Monaco” per motivazioni ideologiche…
Se possibile!!! Tanta creduloneria adesso?????
Il discorso “Monaco” del vicepresidente Vance ha provocato la prevedibile reazione spasmodica nell’Europa decadente.
In questa piccola parte del pianeta sono concentrati tutti gli imperialismi statali storici precedenti a quello americano (ognuno con la sua storia di barbarie): Gran Bretagna, Paesi Bassi, Belgio, Francia, Spagna, Portogallo, Germania, Danimarca, Italia, Grecia, Bulgaria. Sono stati/capitali che immaginano una nuova grande era , in un periodo storico in cui i loro “margini” si sono ridotti drasticamente, non solo in Asia (orientale, centrale e occidentale), ma anche in Africa.
La maggior parte di questi stati/capitali/imperialismi storici sono stati battezzati “soustomerites” dall’inizio del 2014 in poi: cercavano il loro futuro, il loro ritorno , indipendentemente dalla psichiatria.
Ora è troppo tardi per i rimpianti. L’intera scena politica centrale del paese, era nei carri armati…

L’indispensabile essenza libertaria di Francesco

Fra il 22 e il 23 marzo l’amico e compagno Francesco Benozzo ci ha lasciato.

E’ stata una perdita improvvisa ed enorme, non solo per i suoi cari e i  conoscenti, ma per tutti; anche quelli che, per un motivo o per un altro, ignorano o hanno ignorato l’enorme importanza delle sua prese di posizione, contro i tentativi di soppressione della ragionevolezza e di oppressione dei dissensi degli ultimi anni.

L’autore di un articolo di addio a Francesco  ricordava la sua figura nelle azioni e nel pensiero, accostandolo, con un piccolo e incerto accenno, a Pier Paolo Pasolini.

Personalmente, trovo estremamente comune in entrambi la lucidità e la franchezza nel loro ruolo di osservatori, o meglio di chiaroveggenti, poco compresi dai loro contemporanei.

La ‘profezia’ più attuale di Francesco la stiamo vivendo pienamente proprio ora, con la spettacolarizzazione del riarmo di questi giorni…. egli  aveva immediatamente collegato il linguaggio bellicista fomentato e indotto dalla gestione psico-farmacologica e stragista di cinque anni fa, alla preparazione delle guerre a venire…

Post Facebook 18 marzo. Come sostenni 4 anni fa, la corsa ai vaccini era in tutto e per tutto una corsa alle armi. Le metafore belliche usate all’epoca del Golpe dello Starnuto (la guerra contro il nemico, la difesa dei confini, i non vaccinati come disertori) hanno fatto breccia nelle popolazioni lobotomizzate, ed è anche grazie a quel processo di manipolazione che oggi è piu facile far passare le stragi di donne, bambini e uomini – finanziate tra gli altri dall’UE – come necessarie per il “bene comune”. Ma intanto questi governi di guerrafondai e criminali sono legittimati, come sempre, da chi ancora si reca alle urne per votare. L’unica via resta la diserzione.

Per quanto riguarda altri aspetti, invece, penso che vi siano grandi differenze.

Per esempio; di Pasolini, penso che se ne possa collocare la grandezza di intellettuale e artista in una posizione primaria a livello nazionale, nei limiti storici e culturali del ‘900.

Per quanto riguarda Francesco, invece, mi sembra che questi limiti storico temporali che possono caratterizzare gli “uomini del proprio tempo”, non li abbia… con lui,  gli estremi storico geografici mi appaiono di una estensione immateriale talmente ampia e profonda, talmente irriconducibile all’idea stessa di limite, che possono sfiorare tendenzialmente l’infinito, al di là dei  termini ancestrali di evoluzione umana.

Storicamente, probabilmente verrà ricordato come professore, filologo, saggista, poeta, musicista; per le 10 candidature al premio Nobel, per il suo ruolo di direttore di tre centri di ricerca, per le sue corrispondenze con altri intellettuali del calibro di Noam Chomsky…

Ma per chi ha potuto ammirare il suo sguardo verde limpido, rimarrà nella memoria per  elegante spontaneità e maestria di consapevolezza, libertà e coraggio, in coerenza dei propri comportamenti,  determinati da circostanze estremamente avverse.

Non ho grandi conoscenze ed esperienze di teorie e pratiche spirituali o esoteriche.

Tuttavia, mi è spontaneo presumere, che il patrimonio immateriale che Francesco ha lasciato, cristallizzato con la sua esistenza e la sua testimonianza in quest’epoca, avrà una portata metafisica inestimabile per l’umanità intera, nei secoli a venire.

Paolo Stefanoni

 

La Skinner Box nei luoghi di lavoro

(Orizzonte storico L’inevitabile evento catastrofico potrebbe essere
una crisi della civiltà o la sua fine: la fine per annientamento o la fine nel campo di concentramento mondiale di B. F. Skinner.)


………….Teorie del nudge e più ampiamente di condizionamento comportamentale hanno trovato nuova linfa vitale, oltre che nel mondo digitale, in quello del lavoro, o meglio, del “managing” del lavoro. Questi approcci trovano applicazione attraverso sistemi di gestione algoritmica tramite il monitoraggio continuo dei dipendenti attraverso wearable e sensori di vario tipo collegati a
piattaforme di apprendimento automatico. L’“algorithmic management” e pratiche di nudging a base digitale da un lato promettono benessere (per esempio ricordando di fare pause o esercizi fisici), ma dall’altro rischiano di ridurre ulteriormente la spontaneità e l’autonomia decisionale, applicando in modo più efficiente il modello del condizionamento operante in azienda. Critiche significative sottolineano come gli AI-nudges riflettano un’etica lavorativa neoliberista e sfruttatrice, oltre a introdurre problemi di discriminazione e mancanza di trasparenza. Un esempio pratico è Microsoft MyAnalytics, che aiuta i lavoratori a bilanciare produttività e benessere; oppure McKinsey evidenzia come l’uso di nudges offre un’opportunità significativa
per migliorare le prestazioni organizzative e affrontare le sfide aziendali, ad esempio la compagnia aerea Virgin Atlantic ha ridotto il consumo di carburante. Anche aziende come Google hanno sfruttato questa tecnica per migliorare la sicurezza e le abitudini di vita dei dipendenti e degli utenti. L’implementazione di strumenti come i wearable o le piattaforme di apprendimento automatico dimostra come l’IA possa incorporare dati dinamici per generare raccomandazioni personalizzate. Questi approcci si basano sull’assunzione che gli individui non siano in grado di prendere decisioni autonome e razionali, legittimando un controllo esterno che limita la libertà di scelta e “apparecchia” le possibilità della vita politica, personale e lavorativa.


L’orizzonte delle “smart city”
È in questo contesto che il richiamo ai “campi di concentramento skinneriani” si fa ancora più attuale. Se, nella visione di Skinner, Walden Two costituiva uno spazio circoscritto – una comunità di poche migliaia di persone, plasmata secondo i principi comportamentisti – oggi si profila il rischio di un controllo su scala urbana o perfino globale. Le cosiddette “smart city” ne sono un esempio: città iperconnesse, dotate di sensori e sistemi intelligenti di gestione del traffico, dell’energia, della mobilità e della sicurezza, capaci di “leggere” in tempo reale i flussi urbani e di indirizzare i comportamenti dei cittadini. La retorica che circonda queste città intelligenti è perlopiù positiva: maggiore efficienza, sostenibilità ambientale, comodità. Tuttavia, la loro realizzazione concreta pone interrogativi cruciali: in che misura la gestione algoritmica dei servizi e delle interazioni urbane rispetta le libertà fondamentali delle persone?
Se – come sostengono gli entusiasti – la smart city “anticipa” i bisogni degli abitanti, non finisce col plasmare quegli stessi bisogni, legandoli a un modello di “cittadino performante” e continuamente monitorato?
La domanda diventa, in definitiva, la stessa che emergeva dal monito di Illich: desideriamo vivere in un contesto che moltiplica le opportunità di crescita comune, di convivialità e di scambio reale, oppure accettiamo, per comodità o ingenuità, l’evoluzione di un ambiente che “prende decisioni per noi” e assume sempre più le caratteristiche di una “gabbia” – per quanto dorata e perfettamente progettata – dove i nostri comportamenti sono oggetto di
manipolazione costante, in cui la smart city diventa il compimento della Skinner Box su scala planetaria?
https://sinistrainrete.info/societa/29600-norberto-albano-campi-di-concentramento-skinneriani-comeorizzonte-
storico.

Sciopero dei Lavoratori della logistica.

Giù le mani dal diritto di sciopero!
Quello che è successo alla BRT di Rovereto, dove la UIL ha organizzato una sorta di picchetto anti-sciopero chiedendo all’azienda di reprimere i lavoratori organizzati nel sindacato Sol Cobas, è di una gravità che non può passare sotto silenzio.
Da quello che leggiamo, un centinaio di facchini è entrato in sciopero dopo che il loro sindacato aveva dichiarato lo stato di agitazione. I punti salienti dello sciopero non erano né il TFR né i premi di produzione, bensì la stabilizzazione dei lavoratori precari (che BRT appalta alla multinazionale olandese Randstad) e la definizione rigorosa degli orari dei turni.
Non si è trattato nemmeno – come in altre occasioni – di un blocco dei cancelli, ma dell’astensione dal lavoro nel magazzino di un centinaio di operai. Quello che la UIL lamenta non è dunque che ai suoi iscritti (meno di un terzo, tra l’altro, rispetto al centinaio che stava scioperando) fosse impedito l’accesso, ma che le braccia incrociate dei colleghi avessero fatto accumulare un numero di pacchi tale da rendere impossibile l’attività del magazzino: cioè proprio l’efficacia dello sciopero.
La UIL, insomma, supera persino il DDL “sicurezza” che vorrebbe imporre il governo Meloni (il carcere per i lavoratori che bloccano strade e accessi ai luoghi di lavoro), attaccando il diritto stesso di incrociare le braccia, scavalcando nelle politiche anti-sindacali la stessa BRT! Queste le dichiarazioni del segretario Nicola Petrolli: “Non è possibile che 40-50 persone blocchino tutta la regione”; “L’azienda deve prendere una posizione forte per impedire che un gruppo di scalmanati impedisca di fatto (il magazzino funziona se tutti gli addetti sono in servizio) a chi vuole di poter lavorare”. Nemmeno Salvini è arrivato a tanto. Qui siamo all’istigazione all’odio sociale.
È solo attraverso la lotta che i facchini della BRT (e non solo) hanno ottenuto importanti conquiste negli ultimi anni.
Mentre il segretario della UIL si è coperto di vergogna, gli operai in sciopero per 72 ore consecutive hanno dato ai lavoratori tutti, ogni giorno più ricattati in ogni ambito della società, un esempio di forza, di compattezza e di solidarietà.
Noi stiamo con loro.
Trento, 24 gennaio 2025
C.U.B. (Confederazione Unitaria di Base) – Piazza Generale Cantore n. 3 – 38122 TRENTO
Telefono: 3458839983
S.B.M. (Sindacato di Base Multicategoriale) – Via Giacomo Matteotti n. 40 – 38122 TRENTO
Telefono: 3495366000