
Nonostante queste mobilitazioni, una parte dei lavoratori, tutti facchini, consigliati da rivoluzionari da strapazzo, ha sperato che il passaggio ad un altro sindacato potesse garantire l’annullamento dei licenziamenti ed un rapido
reintegro in GLS Napoli. Non ce ne meravigliamo e comprendiamo lo stato d’animo di questi lavoratori alla loro prima esperienza di lotta.
Ci è, invece, del tutto incomprensibile l’agire del sindacato di base scelto dai facchini, il Si Cobas. A differenza di altre realtà sindacali che hanno ufficialmente espresso solidarietà a questi lavoratori e disponibilità ad azioni
comuni (su tutti USB, ma anche CUB, Cobas, SGB, questi in occasione dello sciopero del 29 nov), il Si Cobas ha spiccato per il suo totale silenzio e la totale assenza nelle mobilitazioni di questi mesi, persino di fronte ai licenziamenti. Solo oggi, dopo il tesseramento dei facchini, il Si Cobas scopre l’importanza di questa vertenza e la gravità dell’attacco padronale. E pur dovendo constatare, nei suoi comunicati, che i licenziamenti sono la punizione padronale per chi ha osato alzare la testa e scioperare, si guarda bene dal fare riferimento alle lotte che sono alla base di questa offensiva e a chi le ha organizzate; così come si fa finta di ignorare le mobilitazioni messe in campo dai corrieri e dal Sol Cobas per il reintegro di tutti i lavoratori. Di fatto è una pericolosa presa di distanza che
sottolinea una frattura del fronte dei lavoratori che, mentre non rafforza la battaglia per il reintegro dei licenziati, va a tutto vantaggio della multinazionale GLS, della TEMI di Tavassi e dei padroncini che, c’è da giurarci, non vedono l’ora di sfruttare queste contraddizioni pur di impedire che il processo di riorganizzazione dei lavoratori si radichi e si estenda e continuare così a fare il bello ed il cattivo tempo sulla pelle dei loro dipendenti.
Evidentemente questi compagni intendono il “Toccano uno toccano tutti” come “Toccano un nostro tesserato toccano tutti i nostri tesserati”. Prevale, cioè, ancora una volta, lo spirito di appartenenza e la logica di bottega, al
di là dei continui richiami alla necessità dell’unità di classe e di una risposta unitaria alle misure antiproletarie ed antisindacali di governo e padroni.
Vorremmo sbagliarci, ma in ogni caso si tratta di una evidente sottovalutazione del significato dello scontro di classe in atto sui nostri territori. Uno scontro che laddove vedesse prevalere l’offensiva padronale comporterebbe effetti a catena anche in altre realtà lavorative della logistica dove pure il Si Cobas èattualmente impegnato. Per quanto ci riguarda continueremo a far sentire la nostra vicinanza ai facchini in lotta, così come abbiamo fatto
durante il blocco da parte del Si Cobas del magazzino di Gianturco dove, oltre a far sentire la loro solidarietà, i corrieri iscritti al Sol Cobas si sono rifiutati di uscire per le consegne. Come Sol Cobas, continueremo a rivendicare il reintegro di tutti i licenziati a prescindere dalla tessera sindacale. Lo abbiamo fatto in ogni iniziativa e portato su ogni tavolo di trattativa tenuto sia con la controparte datoriale che con le istituzioni (Prefettura e Regione Campania nella persona dell’Assessore al lavoro Antonio Marchiello). Lo abbiamo ribadito con forza anche nell’incontro tenutosi mercoledì 18 dicembre al Ministero del lavoro dove abbiamo posto la necessità della convocazione urgente di un tavolo interistituzionale (Governo, Regione e Prefettura, oltre che la TEMI e la GLS) per il reintegro dei lavoratori licenziati ma anche per avere garanzia del
mantenimento dei livelli occupazionali attualmente attivi all’interno di GLS-TEMI. Qui, infatti, si profilano cambiamenti organizzativi e strutturali che possono mettere a rischio posti di lavoro su tutto il territorio nazionale.
A nessuno dovrebbe sfuggire la rilevanza dello scontro in atto per la vita di questi lavoratori e per il futuro dei rapporti tra capitale e lavoro in Campania e per tutto il Meridione. Se la lotta degli operai della logistica riuscirà a respingere le provocazioni padronali può trasformarsi in uno stimolo ed incoraggiamento per i tanti lavoratori sottoposti a trattamenti salariali e normativi anche peggiori e che non trovano la forza per organizzarsi e lottare a loro volta per la difesa delle proprie condizioni di vita e di lavoro.
Per questo auspichiamo una ricomposizione del fronte sindacale che porti a forme più avanzate di coordinamento e di impegno comune contro un medesimo avversario e che il reintegro di tutti i licenziati, diventi l’obiettivo da
raggiungere senza mediazioni di sorta, respingendo proposte di rottamazione della combattività operaia attraverso buone uscite e ipotesi di trasferimenti e ricollocazione in altri appalti. I tavoli che si terranno la settimana prossima in Prefettura con la controparte padronale, ci auguriamo non solo che trovino sulla stessa linea le sigle del sindacalismo di base coinvolte, ma siano l’inizio di un percorso unitario e fraterno di lotta fino alla realizzazione completa di questo obiettivo.
Napoli 21/12/2024 Lavoratrici e lavoratori Sol Cobas Campania