L’indispensabile essenza libertaria di Francesco

Fra il 22 e il 23 marzo l’amico e compagno Francesco Benozzo ci ha lasciato.

E’ stata una perdita improvvisa ed enorme, non solo per i suoi cari e i  conoscenti, ma per tutti; anche quelli che, per un motivo o per un altro, ignorano o hanno ignorato l’enorme importanza delle sua prese di posizione, contro i tentativi di soppressione della ragionevolezza e di oppressione dei dissensi degli ultimi anni.

L’autore di un articolo di addio a Francesco  ricordava la sua figura nelle azioni e nel pensiero, accostandolo, con un piccolo e incerto accenno, a Pier Paolo Pasolini.

Personalmente, trovo estremamente comune in entrambi la lucidità e la franchezza nel loro ruolo di osservatori, o meglio di chiaroveggenti, poco compresi dai loro contemporanei.

La ‘profezia’ più attuale di Francesco la stiamo vivendo pienamente proprio ora, con la spettacolarizzazione del riarmo di questi giorni…. egli  aveva immediatamente collegato il linguaggio bellicista fomentato e indotto dalla gestione psico-farmacologica e stragista di cinque anni fa, alla preparazione delle guerre a venire…

Post Facebook 18 marzo. Come sostenni 4 anni fa, la corsa ai vaccini era in tutto e per tutto una corsa alle armi. Le metafore belliche usate all’epoca del Golpe dello Starnuto (la guerra contro il nemico, la difesa dei confini, i non vaccinati come disertori) hanno fatto breccia nelle popolazioni lobotomizzate, ed è anche grazie a quel processo di manipolazione che oggi è piu facile far passare le stragi di donne, bambini e uomini – finanziate tra gli altri dall’UE – come necessarie per il “bene comune”. Ma intanto questi governi di guerrafondai e criminali sono legittimati, come sempre, da chi ancora si reca alle urne per votare. L’unica via resta la diserzione.

Per quanto riguarda altri aspetti, invece, penso che vi siano grandi differenze.

Per esempio; di Pasolini, penso che se ne possa collocare la grandezza di intellettuale e artista in una posizione primaria a livello nazionale, nei limiti storici e culturali del ‘900.

Per quanto riguarda Francesco, invece, mi sembra che questi limiti storico temporali che possono caratterizzare gli “uomini del proprio tempo”, non li abbia… con lui,  gli estremi storico geografici mi appaiono di una estensione immateriale talmente ampia e profonda, talmente irriconducibile all’idea stessa di limite, che possono sfiorare tendenzialmente l’infinito, al di là dei  termini ancestrali di evoluzione umana.

Storicamente, probabilmente verrà ricordato come professore, filologo, saggista, poeta, musicista; per le 10 candidature al premio Nobel, per il suo ruolo di direttore di tre centri di ricerca, per le sue corrispondenze con altri intellettuali del calibro di Noam Chomsky…

Ma per chi ha potuto ammirare il suo sguardo verde limpido, rimarrà nella memoria per  elegante spontaneità e maestria di consapevolezza, libertà e coraggio, in coerenza dei propri comportamenti,  determinati da circostanze estremamente avverse.

Non ho grandi conoscenze ed esperienze di teorie e pratiche spirituali o esoteriche.

Tuttavia, mi è spontaneo presumere, che il patrimonio immateriale che Francesco ha lasciato, cristallizzato con la sua esistenza e la sua testimonianza in quest’epoca, avrà una portata metafisica inestimabile per l’umanità intera, nei secoli a venire.

Paolo Stefanoni

 

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