La catena di comandodell’Alleanza atlantica pianifica la continuazione dellaguerra assegnando ai vari Paesi membri i compiti efissando quante e quali risorse ognuno di essi devededicare alla difesaCon l’intervista al quotidiano Le Parisien, il presidente Zelensky ha dichiarato la capitolazionemilitare dell’Ucraina. Nel nostro piccolo, l’avevamo annunciata tre anni fa, durante l’invasione,senza palla di vetro ma con un filo di ragionamento. Sarebbe bastato quello a evitareall’Ucraina mezzo milione di soldati eliminati e 10 milioni di cittadini scappati all’estero. Lamedia di 14 mila soldati e 280 mila cittadini perduti, al mese, per anni. Ed è questo dato nudoe crudo che oggi dovrebbe far ragionare chi sta decidendo la continuazione a oltranza dellaguerra. Ma in quei giorni Zelensky e chi lo appoggiava dandogli armi e idee fantasiose edisastrose, ma comunque criminali, non volevano ragionare. Per questo siamo stati imbottiti distupidaggini a tutti i livelli, mentre si tenevano opportunamente nascoste tutte le vulnerabilitàdi una nazione approntata e addestrata per la guerra nei venti anni precedenti, una guerraimpari contro i suoi stessi cittadini. Una guerra militare e paramilitare, di polizia e bandearmate contro i cittadini autonomisti e una guerra civile contro tutti i russofoni, ma anche iromeni, gli ungheresi e i carpatici: vale a dire buona parte dei cittadini ucraini e la quasitotalità di quelli del Donbas e della Crimea.Nel 2004 gli estremisti neo nazisti ucraini aiutati dagli americani avevano preso il potere conuna percentuale irrisoria di voti elettorali. Allora iniziarono i pogrom antirussi e i capi di Statococcolati dagli occidentali dicevano: “Noi avremo case e lavoro, loro no; i nostri figli andrannoa scuola, i loro no e resteranno a marcire nelle cantine come topi”. Questo è stato ilprogramma dei vari governanti sostenuti dai neonazisti. Oggi quei personaggi non sonoscomparsi e nessuno di loro ha versato una goccia di sudore in guerra. Ancora oggi dicono efanno le stesse cose. Nel frattempo la catena di comando della Nato sta già pianificando lacontinuazione della guerra assegnando ai Paesi membri i compiti da svolgere e fissando quantee quali risorse ognuno di essi deve dedicare alla difesa propria e a quella collettiva. Difesa che,ovviamente, visto che il nemico è chiaro può anche prevedere l’attacco preventivo.Questo ha capito dal concetto strategico varato dai governi alleati a Madrid nel 2022 e detto ilComandante supremo della Nato, il generale Cavoli, al Council on Foreign Relations. E fa il suomestiere. “Prima del 2022 ho passato cinque anni come Comandante delle forze terrestriamericane in Europa ad addestrare gli ucraini e a rifornirli di armi. Dal 2022 con la nomina aComandante supremo della Nato ho ripreso alla mano i piani di guerra che erano statiabbandonati nel 1989 e sono orgoglioso di annunciare che non immaginavo tanta coesione evoglia di combattere da parte dei Paesi Nato”.Da parte sua il Segretario generale della Nato, l’olandese Mark Rutte, e il compatriotaammiraglio Bauer, chairman del Comitato Militare stanno facendo la spola tra gli alleati perconfermare gli aiuti all’Ucraina anche senza gli americani. Il francese Macron sta contrattandocon Zelensky l’invio di truppe e tutti, dalla Gran Bretagna alla Polonia, meno russi e ucraini,stanno vedendo come sfasciare l’Europa e spartirsi l’Ucraina.Per adesso, la capitolazione militare annunciata da Zelensky non è condivisa dagli “amici”europei e atlantici che hanno puntato tutto sulla vittoria militare ucraina.La Nato ha già assunto il compito di gestione degli aiuti militari (una semplice formalità epartita di giro visto che i vertici della Nato sono gli stessi americani) e ora sta puntandosull’invio di 300 mila soldati in Ucraina, il minimo indispensabile per sei mesi di guerra ma chepuò prosciugare i bilanci nazionali per i prossimi tre anni.È evidente che Zelensky ha voluto saggiare il terreno e, in previsione di un prossimodisimpegno americano, ha allertato gli europei e la Nato sulla fine del sacrificio ucraino per “lasicurezza europea e del mondo”. Zelensky si è però premurato anche di chiedere all’Occidentedi esercitare tutta la sua capacità diplomatica per convincere la Russia a negoziare. In praticaha capito che dopo la capitolazione militare non può affrontare la capitolazione politica. E suquesto terreno si trova avvantaggiato almeno a giudicare dagli sbaciucchiamenti che riceve datutti i leader europei e dai funzionari dell’Unione o della Nato.In realtà la cosa è complicata: in questi ultimi tre anni, tutta la compagine euro-atlantica hadimostrato di non avere né voglia né capacità di negoziare alcunché. L’Ucraina ha messo periscritto questa posizione intransigente. Gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e tutti gli altri l’hannosostenuta a meno di un paio di governanti reietti che presto verranno anche sanzionati.Inoltre, alla volontà collettiva occorre aggiungere la capacità individuale. Siamo arrivati aquesta situazione disastrosa grazie al fattivo apporto di individui mediocri, dilettanti allosbaraglio e personalità di rango ma con interessi diversi dalla sicurezza europea. Se la politicae la diplomazia internazionale devono avvalersi di tali “negoziatori” per sostenere la causaucraina come hanno fatto nei Balcani, in Iraq, Libia, Afghanistan, Siria e Israele possiamo soloimmaginare il peggio.C’è poi il fatto ovvio delle intenzioni russe: quanto e cosa sarà disposto a negoziare ilCremlino? Lo stesso appello alla diplomazia per salvare la politica dell’Ucraina e ottenere atavolino ciò che ha perso e può ancora perdere sul campo è un segnale di debolezza.L’impegno di Rutte a buttare uomini e armi della Nato “fino a quando l’Ucraina non sarà ingrado di prevalere nei negoziati” è l’anticipazione di un altro disastro militare e politico.Dal punto di vista militare, in Ucraina la Russia ha agito in maniera quasi reticente, come senon volesse la vittoria militare sul campo: non ha mobilitato tutte le proprie forze, ha cedutospazio in fretta per poi riprenderlo con calma, non ha colpito i centri nevralgici del Paese, nonha reagito in maniera scomposta alle provocazioni e agli attacchi. Ha impiegato la metà delleforze americane e alleate inviate in Iraq e in Afghanistan contro Stati bolliti e falliti. Sel’Ucraina fosse stata ai confini statunitensi e avesse minacciato gli interessi americani sarebbestata smantellata in tre settimane. La Russia aveva la stessa capacità e non l’ha fatto.È evidente che ha sempre voluto e perseguito la vittoria politica, tuttavia, oggi, come il primogiorno di guerra, essa si basa su tre condizioni fondamentali: 1. Accordo sulla sicurezzaeuropea, che significa accordo sullo status delle aree occupate, ripristino degli scambi e degliaccordi sul controllo degli armamenti, 2. Denazificazione dell’Ucraina, che significarovesciamento dell’attuale impianto politico ucraino, 3. Neutralizzazione della minaccia militaredella Nato contro la Russia, o quantomeno neutralità ucraina garantita dall’impegno reciprocodi non aggressione tra Stati Uniti, Nato, Unione europea e Russia. E non è tutto. Solo persedersi al tavolo di un negoziato occorre essere disposti a riconoscere le proprie responsabilità.Portare la Russia al tavolo negoziale può essere un’impresa politicamente, storicamente eumanamente salutare per tutto il mondo. Si assisterebbe allo scambio di garbate accuse tipicodella diplomazia, ma si sentirebbero anche le campane diverse dalla propaganda o dalledichiarazioni e dai mandati di cattura unilaterali ai quali ci hanno abituato l’Ue, la Nato el’Ucraina. Un negoziato tra parti non ancora individuate come vincitrici e vinte, come quello chevorrebbe Zelensky, comporta la spiegazione dei fatti. Si dovrebbe ammettere ciò che haportato alla guerra, cosa è avvenuto a Bucha, a Mariupol, a Kherson, a Kursk, alle dighe, aiponti saltati, alle fosse comuni e all’uso di armi illegali. Ai processi, prima delle condanne, siesibirebbero le prove e sentirebbero i testimoni. Sempre ammesso che ci arrivino vivi.Da: https://www.ilfattoquotidiano.itFabio Mini è un militare e saggista italiano, già comandante NATO della missione KFOR in Kosovo dal 2002 al
2003.