PROGETTARE OLTRE IL TFR.
Premessa
Ferma restando la decisione di battersi contro lo scippo del TFR in favore dei fondi pensione, un’organizzazione sindacale come l’USI che si richiama, unica nel panorama del sindacalismo di base, a principi libertari, federalisti e mutualistici, non può abdicare alla sua alternatività di prospettive e di strategia sociale-sindacale appiattendosi su lotte che, pur giuste nell’immediato e quindi tatticamente, non hanno quel respiro strategico di alternatività al sistema assistenziale, pubblico e privato. Tale sistema pubblico-privato ha l’obiettivo di assicurare la certezza di percepire TFR e pensione attraverso il baraccone INPS, incrementando la redditività degli stessi mediante il ricorso a pensioni integrative, assicurazioni volontarie e fondi pensione gestiti dai grandi poli assicurativi, bancari e finanziari con la complicità di partiti e sindacati.
1 – Liberarsi progressivamente dallo stato e dal liberismo.
Le radici sindacaliste rivoluzionarie ed anarcosindacaliste dell’Unione Sindacale Italiana impongono l’avvio dell’organizzazione di pratiche assistenziali, previdenziali, cooperativistiche e mutualistiche che rappresentino per gli iscritti e per i simpatizzanti dell’USI un’ipotesi concreta e alternativa all’attuale sistema assistenziale e previdenziale, capace anche di anticipare quello che dovrebbe essere la società libertaria.
Alla base del di un’organizzazione sindacale come la nostra, due sono i principi che ci uniscono: il mutuo appoggio e la solidarietà fra i lavoratori.
Ma questi principi possono essere concretizzati anche nelle forme dell’assistenza mutualistica ed in quella previdenziale.
2 – Ricostituire le casse mutue.
Le casse mutue di cui si è impadronita l’INPS assolvevano storicamente a questa funzione di garanzia reciproca per i lavoratori, ma il fatto che oggi sia l’INPS ad assicurare questo compito non esclude che non si possano ricostituire delle casse mutue aziendali o comuni a tutti gli iscritti, con funzioni integrative all’assistenza pubblica al pari delle assicurazioni private. La differenza tra casse mutue ed assicurazioni private è evidente: solo con le prime è possibile l’autogestione del fondo comune mutuo che si traduce in capacità progettuale resa concreta da sinergie economiche ed umane con scopi condivisi e sovraindividuali.
3 – Battersi contro il TFR come salario differito.
Come tutti sanno, il TFR è salario differito, ma perché deve essere ancora così?
L’USI deve battersi perché il TFR venga liquidato al lavoratore alla fine di ogni anno oppure investito in progetti di solidarietà sociale e/o di economia alternativa ai quali partecipa personalmente il lavoratore stesso:
In alternativa, il TFR potrebbe essere affidato volontariamente dal lavoratore a fondi etici e mutualistici ben lontani dalla filosofia dei fondi pensione.
4 – Autogestione della pensione.
Una società sempre più vecchia, come quella italiana, si deve porre oggi o mai più il problema dell’assistenza agli anziani di domani. Nascono sempre meno figli e gli anziani sono necessariamente abbandonati a se stessi in ragione di problemi economici e sociali che sono sotto i nostri occhi. Le case di riposo sono appannaggio di istituzioni religiose che hanno cambiato in “solidarietà sociale” la loro vecchia “carità cristiana” e ad istituzioni pubbliche che espropriano gli anziani della loro casa e della loro pensione per assicurare agli stessi un accompagnamento alla morte in strutture più simili a discariche di rifiuti umani che non a luoghi di cura, di accudimento e di socialità.
Una progettualità diversa interna alla nostra organizzazione consentirebbe, anche grazie al forte radicamento del nostro sindacato nel settore della sanità, di creare strutture assistenziali autogestite destinate non solo a prestare solidarietà nei confronti di portatori di disagio sociale (cittadini stranieri, tossicodipendenti, pazienti psichiatrici od altro) ma anche ad aiutare i compagni ed i lavoratori diventati anziani ad affrontare le difficoltà della vita, la solitudine e la precarietà economica vivendo una vita comunitaria e collettivizzata dove non si è “vecchi da sbatter via” ma Patrimonio di Esperienza essenziale ed essenziali alla formazione della capacità di analisi e di critica per le nuove generazioni o, magari, anche per imparare un mestiere.
5 – Villaggi metropolitani e non solo
Un’organizzazione sindacale alternativa come la nostra potrebbe essere promotrice anche della costituzione di villaggi ove sia praticata in concreto la solidarietà sociale in strutture dove si integra la vita lavorativa di alcuni con le aspettative di lavoro di altri che sono stati di fatto espulsi dai processi produttivi e sociali (per es. cassa integrati, disoccupati, immigrati, giovani alla ricerca di una prima occupazione ecc.) in un progetto di socializzazione di coloro che sono ormai anziani, ma che hanno ancora voglia di pensare, di dire, di fare e di vivere con gli altri in una comunanza di idee e di metodi.
Tanti sono i compagni che programmano in modo individuale scelte di vita collettiva in tal modo percependo come sia necessario praticare forme alternative di organizzazione della convivenza sociale, rendendosi conto che la prospettiva prossima ventura con pensioni da fame ed assistenza sociale e sanitaria sempre più onerosa sia assolutamente buia.
A differenza delle generazioni che ci hanno preceduto, i nostri figli non saranno in grado di accudirci, come non sarà possibile (e non lo si vorrà) ricorrere a manodopera straniera per “badare” alle incombenze ed alle disgrazie delle vecchiaia.
Se condividiamo questa prospettiva, ciò che proponiamo è solo di progettare insieme e non individualmente al nostro futuro in modo utile e solidale per tutti.
5 – Passare dalle parole ai fatti.
Dopo tanti anni di delega allo Stato è necessario ripensare insieme ed organizzare forme di sostegno reciproco in termini mutualistici e di fatto alternativi alle leggi di mercato e a quelle dell’assistenza e previdenza pubblica che dividono tutti noi in due categorie: quella dei predoni (banche, assicurazioni, sistema sanitario pubblico e privato, case di riposo, organizzazioni cattoliche) e quella dei depredati (anziani e loro famiglie, contribuenti per una vita senza percepire nulla alla fine, pensionati che non arrivano a fine mese, lavoratori stranieri sfruttati, ecc.).
Quello che proponiamo è il mutualismo che è la forma opposta del parassitismo: ognuno porta il proprio contributo ad ausilio degli altri, autogestendo in modo partecipato e consapevole quantomeno la propria residua esistenza quando si è ormai pensionati e quindi liberati dal lavoro.
E’ per queste ragioni che è ormai improrogabile costituire all’interno dell’USI un gruppo di lavoro capace di progettare e rendere concrete forme di mutualismo e di cooperativismo, costituendo reti di solidarietà assistenziale, circoli ricreativi e di socialità, attività autogestite di economia alternativa all’assistenzialismo di stato e alle leggi del libero mercato.
Nota per il lettore disincantato e scettico.
Dobbiamo smetterla di impostare discussioni politiche e sindacali su TFR e pensioni solo sulla percentuale di rendimento del “gruzzolo risparmiato” nelle forme dell’accantonamento INPS o in quello dei fondi pensione!
Possiamo ritornare a parlare e praticare ideali e principi?
E a chi pensa che queste siano balle dove erano questi sapienti della real politik quando sottoscrivevano le superballe dei bonds Parmalat o argentini e rimanevano ammirati da aziende e relativi fondi Enron o affidavano i loro soldi a banche ed assicurazioni che, come Unipol, si descrivono dalla parte dei lavoratori, ma sono solo imprese private utilizzate per la crescita del capitale dei loro dirigenti o quando si son fatti sfilare sotto il naso i miliardi del “buco” INPS.
Credere e costruire un futuro di egualitarismo, libertà e solidarietà non potrebbe essere meglio?
L’avarizia di ognuno in termini politici è grettezza e reazione e, la povertà vissuta individualmente diviene miseria ma se vissuta in maniera collettiva e con intelligenza si trasforma in ricchezza.
Gino-Sergio-Tiziana