UN ALTRO MONDO
Ho sempre immaginato il ruolo di un sindacato rivoluzionario , come quello
di uno strumento che sia utile ai gruppi o ai singoli nel loro lavoro quotidiano, che è prima di semplice resistenza all’ invasione del capitale, per poi divenire attacco nei suoi confronti con lo scopo di riplasmare la
società..
Per riprendere una delle tesi di Bookchin, verso il quale sembra che ora l’
U.S.I. dimostri un certo interesse visto che lo ha proposto alla discussione
nell’ ultima festa nazionale a Riotorto, a me sembra ci sia bisogno di
cominciare a rivoluzionare proprio i comportamenti quotidiani mettendo in pratica quell’ azione diretta prima individuale e poi di gruppo, non solo come tattica di lotta antidelega, ma soprattutto come strumento che ricrei una coscienza e che forgi il carattere personale.
Darci una progettualità che miri all’ autonomia e che sappia costruire
quelli che in un primo momento saranno dei semplici embrioni di società, già impregnati però da un’ etica libertaria e antiautoritaria, che siano
autogestionari non solo nel metodo assembleare del prendere decisioni, ma anche nel mirare ad una propria indipendenza dal mercato capitalista, e che in un secondo momento, anche attraverso il lavoro di collegamento svolto dal sindacato, diventino le “teste di ponte” per l’ attacco e il rovesciamento dei rapporti di forza.
Tornando all’ attuale, e per meglio capire come poter fare un così grande
lavoro”, io penso a tutti quei casi in cui i singoli si vanno a scontrare con
il potere costituito.
Sappiamo che l’ Italia ha un apparato legislativo particolarmente gravoso
(parliamo di circa centomila tra leggi, leggine, normative ecc.) molte delle
quali partorite da schietti interessi di piccoli o grandi capitalisti, che poi
pressando sui politici, vedono sancito il loro privilegio. In questi casi (
esasperati con la ratifica ad inizio 2008,dei nuovi poteri ai sindaci, che
danno la stura alla proliferazione del delirio di potere), l’ organizzazione
sindacale potrebbe mettere a disposizione la sua rete organizzativa per creare collegamenti, fornire le competenze e l’ assistenza legale per avviare
battaglie che mettano in discussione la legittimità del caso.
>Potrebbe insomma da una parte , proponendosi come una associazione di
consumatori, aumentare la sua presenza e credibilità nel sociale, e dall’ altro svolgere un coerente lavoro di difesa degli interessi popolari.
C’è poi il solito lavoro che noi come Arti & Mestieri stiamo cercando di
fare da almeno otto anni: CASE DEI POPOLI rivolte ai migranti in arrivo; SPACCI POPOLARI AUTOGESTITI collettori di prodotti e di saperi, punti di incontro tra produttori e consumatori; GRUPPI DI MUTUO APPOGGIO per darci indipendenza nei lavori pratici per la costruzione di nuove situazioni; SCUOLE ANTIAUTORITARIE per sottrarre i nostri figli al rincoglionimento statale; CASE DI RIPOSO PER ANZIANI che è assurdo che dopo una vita impegnata nella lotta contro stato e chiesa . si debba finire spesso proprio in strutture gestite da questi figuri.
Un’ altro importante settore di lavoro per il sindacato può essere ( come
già ho detto a Riotorto durante il mio intervento per la presentazione del
progetto di Campanara) quello che riguarda tutti quegli spazi di proprietà
collettiva: Usi Civici e Demani Pubblici.
Parliamo, solo per ciò che riguarda gli Usi Civici, di circa cinque milioni
di ettari di terre ed edifici compresi, che darebbero la possibilità ad un gran
numero di persone di mettere in pratica esperimenti di vita autogestionaria, e nello stesso tempo porre un freno allo straripare della mentalità privatistica!
Anche qui sarebbe utile il sindacato che con la sua organizzazione veicolerebbe l’ informazione, con i suoi avvocati farebbe in modo di scavalcare gli intralci burocratici frapposti affinchè questo patrimonio sia sperperato ( cosa che già sta succedendo in Toscana dal 1996 anno in cui al consiglio regionale hanno varato la prima legge per l’ alienazione dei beni demaniali). E con la discussione in incontri mirati sull’argomento, faccia si che. sia per chi di origine italiana sia stanco della compromissione col Capitale, sia per tutti quegli stranieri che arrivano per sfuggire dalla miseria sia materiale che religiosa dei loro paesi, possa divenire non solo una opportunità di vita ma anche una proposta rivoluzionaria per invertire la tendenza della proprietà privata e dell’ egoismo capitalista!
In definitiva bisogna che il sindacato diventi un’ organizzazione
consapevole del ruolo di trasformazione sociale che dovrebbe avere, e che i
militanti che ne fanno parte abbiano la determinazione di voler svolgere questo importantissimo ruolo, tanto più in un momento come questo in cui l’ illusione neo liberista sta mostrandosi in tutta la sua fragilità e incoscienza!
Maurizio Zapparoli