Un appello
A me proprio non riesce di adattarmi al mondo così come me lo vogliono apparecchiare! Non mi rassegno che si possa scegliere tra l’essere pittoresco eremita <<…eh beato te che te ne stai lassù fuori dal mondo!…>> O consapevole, giudizioso realista controvoglia: <<…che vuoi così va, d’atra parte i figli, la famiglia…!>> So di non esser solo a veder l’ intorno come un abitudinario ginepraio di ipocrisie, costosi compromessi, insoddisfazioni… D’ altra parte guardiamo bene cosa ci hanno (ci siamo) creato: da qualunque analisi critica, più o meno approfondita, più o meno onesta, ci compare un essere umano che a forza di vivere schizofrenie, somatizza ed è visibilmente malato, obeso, insicuro… è vero che siamo quello che mangiamo, e frutti che danno semi che poi messi a terra non germogliano, ma che vitalità ci possono infondere?
L’ ambiente intorno è causa e conseguenza del nostro agire: se non c’è mai silenzio per riflettere, aria ed acqua degni di questo nome, terra più utile a costruirci o ad interrarci, in varia maniera, schifezze d’ ogni genere, da dove e dove trovare il posto adatto per elaborare un progetto di vita diverso e tentare di praticarlo? Io credo nella non separazione di cui parlava Eraclito, e con lui tanti altri filosofi e scienziati sia orientali che occidentali; bisogna sentirlo col cuore, disposti a sperimentarlo col corpo, poi verificarlo con la mente , e così via. Credo anche nella mutevolezza , e non credo ci sia una vera e propria fine, ma continue evoluzioni. Ora vediamo tutti dove si è giunti, e dal nostro punto di vista non è poi questa gran sorpresa. Si tratta di decidere se si vuol continuare ad esser coinvolti nostro malgrado, o decidere di far altro. L’ idea alla fine è semplice e spesso ce la siamo ripetuta: cominciare col” scendere dal treno” che non sento più governabile, altre volte detto e scritto come: “smettere di collaborare” – Da studenti potrebbe essere strappare il tesserino universitario, non pagare più le loro cazzo di tasse sempre più esose, continuare a studiare,( tanto poi le lezioni son pubbliche e vi si può accedere uguale), raccogliere saperi ma non più finalizzati al dover poi esser costretti a costruire e guidare i loro cazzo di” treni folli” che macinano nelle loro caldaie per primi i fuochisti che vi si adoperano. – Da consumatori smettere di esser tali, cominciando col dare importanza al contenuto più che al contenitore, all’ essenza più che alla formalità, all’ etica di vita condivisa più che al riempir la pancia” – Da produttori cominciar a pensare di destinare il frutto del nostro lavoro al consolidare una società che sia finalmente NOSTRA, senza avere la sgradevole frustrazione di lavorare a tutto vantaggio di un qualche laido figuro o sistema in cambio di un piatto di lenticchie. Messa così sembra la solita tirata così faraonica che ci giustifica a lasciar tutto com’è. L’ idea invece sarebbe di passare al pratico cominciando col tessere quella rete di relazioni che già abbiamo, scambiarci, prima via Internet i pareri e le idee, e poi arrivare ad incontrarci per discuterne assieme e vedere come continuare. Per me l’ esigenza nasce dalla forte sensazione di INGIUSTO ISOLAMENTO che mi trovo a vivere. Dico “ingiusto” perchè so che poi sono non pochi quelli che da scambi di idee, scritti, riflessioni collettive, ecc. si sentono un pò uguale clima attorno; e poi perchè senza inutili pudori non credo proprio che siano le nostre idee a meritare il rito funebre, quando poi gli officianti sono questi squallidi, ipocriti, arroganti e isterici che ogni giorno ci vengono propinati ,come “nostri governanti” Ciò che da questo invito può nascere lo desidero ma non lo posso prevedere, quello che vi chiedo è di farlo circolare, se lo condividete, e infine ,se riuscite, ditemi che cosa ne pensate con critiche, consigli, aggiunte o appunti. Grazie e buona vita a tutti
Maurizio Zapparoli