Ecologia Sociale
Tratto da: Los Chupacabras, periodico culturale dell’associazione CRITICAL FOOD
Cos’è l’ecologia sociale
L’ecologia sociale non è solo ambientalismo e tantomeno verdismo; essa rappresenta una filosofia complessa di riorganizzazione sociale e quindi di riorganizzazione dei movimenti antagonisti di trasformazione/rivoluzione dello stato di cose esistenti.
L’ecologia sociale ritiene che la questione ecologica non possa essere disgiunta da quella sociale. I “mali” dell’una e dell’altra vengono attribuiti allo sviluppo del capitalismo e al consolidamento della gerarchia e dell’autorità.

Questa radicale filosofia affonda le sue origini nel pensiero di Kropotkin e Reclus e nei loro relativi studi sulla cooperatività in natura, sul mutuo appoggio e sulla geografia sociale. Bookchin, partendo da questi suoi illustri predecessori, analizza questi concetti, dandogli nuovo vigore e originalità.
L’ecologia sociale ritiene che una visione ecologica della società permetta di escludere ogni tipologia di sfruttamento e di dominio dell’uomo sull’uomo e dell’uomo sulla natura.
Scrive Bookchin: – ….quando la natura può essere concepita o come uno spietato mercato competitivo, o come creativa e feconda comunità biotica, ci si aprono davanti due correnti di pensiero e di sensibilità radicalmente divergenti, con prospettive e concezioni contrastanti del futuro dell’umanità. Una porta ad un risultato finale totalitario e antinaturalistico: una società centralizzata, statica, tecnocratica, corporativa e repressiva. L’altra, ad un’alba sociale, libertaria ed ecologica, decentralizzata, senza Stato, collettiva ed emancipativa.-
L’individuo è quindi collocato all’interno del tutto (visione olistica dell’universo) al di là di ogni visione antropocentrica della natura, caratteristica di quasi tutte le discipline sociali, che di par suo ha favorito l’idea di dominio e dell’oppressione dell’uomo sull’uomo e dell’uomo sulla natura.
L’antropocentrismo tende a rappresentare l’universo come oggettivamente gerarchico e autoritario, quindi necessariamente da dominare e “piegare” al volere umano. Ciò non è mai senza conseguenze: infatti scrive ancora Bookchin: -Quest’immagine totalizzante di una natura che deve essere domesticata da un’umanità razionale, ha prodotto forme tiranniche di pensiero, scienza e tecnologia- una frammentazione dell’umanità in gerarchie, classi, istituzioni statuali, divisioni etniche e sessuali. Ha promosso odi nazionalistici, avventure imperialiste, e una filosofia della norma che identifica l’ordine con dominazione e sottomissione. La realtà, come vedremo, è diversa, una natura concepita come “gerarchica”, per non parlare degli altri “bestiali” e borghesissimi caratteri che le si attribuiscono, riflette solamente una condizione umana in cui il dominio e la sottomissione sono fini a se stessi e mettono in questione la stessa esistenza della biosfera-.
Evidentemente questa visione distorta della vita nel suo insieme, comporta il rafforzamento della strutturazione gerarchica umana. L’ecologia non può quindi che essere ecologia sociale, attenta cioè per prima cosa a “depurare” le relazioni sociali da ogni forma di coercizione e gerarchia e a valorizzare invece la varietà, la simbiosi, la libertà. In definitiva non si può quindi essere ecologisti senza essere allo stesso tempo contro l’autorità e la gerarchia, ossia, come dice Murray Bookchin, -l’ecologia, o è sociale o non è- .