domenica, 20 giugno 2010

La Ronda della Gioia

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“La Ronda della Gioia”

20-21-22 Agosto 2010
 ANVERSA DEGLI ABRUZZI (Aq)


Ronde… che ci accolgono nella danza.

Ronde… in cui in tanti si muovono, pur rimanendo una cosa sola.

Ronde… che disegnano Cerchi.

Quei cerchi intorno ai quali ci si ritrova per raccontare, per cantare, per “scambiare”.

Ronde di Gioia… queste si che ci piacciono!

… la “Ronda della Gioia” si rimette in cammino partecipando e proponendo:

– Corsi di Musica Popolare, Danze (Danze tradizionali del Centro-Sud) e Canto;

– Spettacoli , Mostre, Concerti e Musica ‘improvvisata’ (nelle Piazze e nei Cortili);

– ‘Racconti…in Viaggio’: Passeggiate tra Natura, Arte e Cultura (cantate e musicate);

– mercaRti: Stand in Piazza (Agricoltori, Artigiani, Associazioni…) invitati a esporre e vendere la propria merce e promuovere le proprie esperienze, nonché ad animare lo stand con laboratori e rievocazioni attinenti ai mestieri e alle attività che propongono;

– ARTE’ (Spazi® Libero): uno spazio per liberare la propria creatività e in cui chiunque potrà Esprimersi e Esprimere liberamente (attraverso l’Arte, la Musica, il Corpo…) ciò che ha voglia di Raccontare e Condividere.

– Spazio allo…SCAMBIO!

La Mattina verrà dedicata alla Natura, all’Uomo e alle sue Storie (Racconti…in Viaggio).

Nel Pomeriggio Corsi di Canto, Musica e Danze, Spettacoli (per grandi e bambini), Musica per le Strade e nei Cortili del Paese. ARTE’ (Spazi® Libero).

La Sera: Concerti e a seguire…MUSICA IN LIBERTA’.

Tutti sono invitati a partecipare portando un proprio contributo: umano, artistico,

di suoni, di sapori…

Un’iniziativa che tutti creano, a cui ognuno contribuisce come vuole e come può affinché arti, luoghi, genti e mestieri possano esprimersi e prendersi i propri spazi, partecipando con i loro talenti e linguaggi. Aldilà del ‘dato’ lavoriamo nella prospettiva del dono e possibilità di scambio! Rivalutiamo l’incontro come elemento prezioso, per manifestare un sano bisogno di Comunità di modo che la Piazza sia luogo per aggregarsi, collaborare, produrre, comprendere, dubitare, cantare, danzare… crescere!

Quello che vogliamo è Illuminare il bello! Evidenziare quante innumerevoli proposte, alternative, talenti sani già esistono ma vengono perlopiù ignorati! Proporre momenti in cui raccontarci esperienze che ci portino a riflettere e risuonare!

Mille di queste RONDE a voi…

NOTA (il Bagaglio della Ronda!): la Ronda è anche un invito a portarvi da casa e mettere nelle vostre borse un piatto, un bicchiere, una posata per essere coerenti con la direzione presa nel rispetto dell’ambiente e della nostra Terra che non “digerisce” la plastica! Tutto ciò vi fa capire che… si magia e si beve pure (graditi i contributi culinari).

 Collaborazioni: Ass. Movimento Zoè, Ass. Albergo Diffuso-Anversa, il Comune di Anversa e le Associazioni che hanno aderito al Progetto e tutti quanti (amici e amici di amici) hanno contribuito e contribuiranno con i loro talenti, il loro tempo e la loro voglia (Agricoltori, Artisti, Artigiani, le varie Associazioni attive nei paesi della Valle, le attività commerciali e sociali locali e…i Liberi Pensatori)! A tutti loro un GRAZIE sincero.

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Venite portando un vostro contributo, affinchè sia veramente un evento collettivo, lo sono ancora di più.

Lasceremo degli spazi “aperti” a chiunque voglia esprimersi artisticamente (e non solo) e contribuire a far vivere la Festa. Quindi PROPOSTE ed IDEE sono ben accette.

Inoltre gli Stand presenti in piazza nei 3 giorni saranno a disposizione non solo dei Produttori e degli Artigiani (che invito a partecipare con le proprie “bellezze”) ma anche di tutte le Associazioni attive sul territorio (e non) che hanno voglia di promuovere le loro Attività cercando di creare dei momenti di confronto reciproco (chiedo cortesemente per motivi logistici, alle Associazioni, ai Produttori e agli Artigiani di comunicare prima la loro presenza).

La partecipazione per gli espositori è gratuita. Munirsi del materiale per l’allestimento dello stand (per chi avesse difficoltà in merito proveremo a dargli una mano con il materiale a nostra disposizione).


Maggiori info qui: http://www.movimentozoe.com/1/news_ed_eventi_456434.html

Per il resto sono a vostra disposizione per consigli e suggerimenti: 3334722342.

domenica, 20 giugno 2010

Ruralcesteria

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L’associazione “La Pitech”
assieme al mastro cestaio F. D’Ingiullo

vi propongono

Corso base di Ruralcesteria

Sabato 3 – Domenica 4 luglio 2010

Furci (Chieti)

Un fine settimana di intreccio durante il quale ogni partecipante realizzerà una o due opere a seconda del tempo disponibile. Conoscerete le piante adatte all’intreccio, il momento del taglio, la coltivazione del salice (osservazioni sul campo, nel bosco e al fiume Treste).

Sabato (inizio ore 10): tecniche d’intreccio base, realizzazione di diversi tipi di fondo, manici, chiusura con treccia.

Domenica (inizio ore 10): tecniche d’intreccio con canna spaccata, salice spaccato. Ci sarà tempo per discutere delle altre tecniche tipiche di altre regioni; portate i vostri cestini preferiti, li esamineremo insieme.

è importante portare: coltello con punta (vietati!! Opinel e taglierine) e forbici da potatura entrambi affilati; guanti da lavoro; abiti da poter sporcare (il materiale sarà un po’ bagnato).

Il prezzo del corso è di 40 € a persona e comprende tutto il materiale per intreccio (salice, canne ecc.). Per chi vuole restare a dormire il sabato opportunità di alloggio in casa (posti limitati) e tenda nel bosco a casa mia.

Per prenotare (posti limitati) o avere maggiori informazioni:
Ass. “La Pitech”, 3471269572.

sabato, 29 maggio 2010

Gli Usi Civici

Gli Usi Civici da tutelare e valorizzare
Pratiche antiche di autogestione e mutualismo rurale

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Dei vari profeti della nonviolenza, e più in generale della “pace quotidiana”, quello che mi fa sorridere è sempre stato il constatare la loro inconsapevolezza che, volendolo o no, un conflitto ci si trova costretti a viverlo, poi sta ad ogni singolo individuo decidere se viverlo da semplice vittima, a volte “agnello sacrificale” a volte “carne da cannone”, o da ribelle che con l’insofferenza o l’aperto scontro si oppone.

Il conflitto è diretta conseguenza del fatto che in presenza di un bene qualunque (in questo caso il bene sociale) di una società di individui, quando una piccolissima minoranza ne pretende per se stessi una quantità spropositatamente grande il conflitto diventa inevitabile.
Il problema nostro sta nel fatto che, mentre da parte dei “privilegiati” la ricerca della continuità e la difesa del loro privilegio li ha spinti a un’attenzione costante, sul nostro versante la sporadicità, spesso obbligata, ha caratterizzato la nostra storia; questa discontinuità è causa ed effetto del conflitto stesso.

Il possesso e il controllo della ricchezza sociale è stata sempre prerogativa di chi ha dominato, e questo chiaramente facilita il compito, pensiamo a tutti i classici strumenti da sempre utilizzati dalle religioni alle forze armate e di repressione, dalla gestione dell’ educazione a quello dell’ informazione, tutto ha sempre avuto come finalità la creazione di una “cultura della rassegnazione”. Quello che c’è di nuovo è che, dal secondo dopoguerra ad oggi, l’ imposizione di una società consumista e contemporaneamente la centralità di profitto esageratamente “amorale”, ha generato una progressiva scomparsa di legami sociali e uno spaventoso indebolimento psicologico e fisico dell’individuo; molto semplicemente, proviamo a vedere che differenza di reazione c’è stata negli anni 1919-22 ed oggi, ad una condizione che è in linea di massima pressoché uguale.
Nello scorrere del tempo anche gli elementi che generano profitto mutano costantemente, una volta si diceva che “quando la merda acquisterà valore i poveri nasceranno senza culo” e guardiamo come le mafie e lo stato riescono a gestire la questione dei rifiuti! Uno degli “agenti” di Matrix diceva a Morfeo dopo averlo catturato, che gli uomini si comportano come i virus, si insediano in un determinato territorio e dopo averlo completamente prosciugato si spostano e ricominciano da un’altra parte, lasciandosi alle spalle il deserto; così, dal mio punto di vista, si comporta il capitalismo che dopo aver sfruttato e depredato il mare e la pianura, ora sposta la sua attenzione verso la montagna.

A Campanara qualcuno tempo fa mi diceva “ma qui siamo così isolati e difficilmente raggiungibili,  chi vuoi che ci venga a rompere i coglioni?!”, oggi sappiamo che  800.000 euro finanziano il progetto e quindi quel soggetto che dovesse aggiudicarsi la concessione di quei 160
ettari di montagna che compongono parte di quel territorio ma sappiamo anche che nel 2004 è bastato ventilare la possibilità di un trascorso Uso Civico, gravante su quella zona, per far sì che parte degli edifici e terreni venissero provvisoriamente sottratti alla prevista  vendita.

Cosa sono gli Usi Civici

Per Usi Civici si intendono quei diritti, di carattere agro-silvo-pastorale, che sono inalienabili e imprescrittibili, gravanti su notevoli estensioni di terre (oltre cinque milioni di ettari) che si sono venuti a consolidare nel corso dei secoli a favore dei poveri e delle plebi contadine esclusi da ogni altro diritto ma queste traevano le risorse necessarie alla sopravvivenza propria e delle loro famiglie e attraverso regole e statuti di prelievo e di coltivazione, garantivano la riproducibilità e la tutela delle risorse naturali.
Sono regole che sanciscono una consuetudine,  traggono origine ancora in epoca medioevale e  si rifanno al vecchio codice di giurisprudenza romana.

Non è però del tutto esatto parlare al passato perchè in alcuni luoghi la pratica ha avuto continuità nel corso dei secoli, come per esempio a Casa Mazzagno (Belluno), dove sussiste la Casa della Regola situata a fianco dell’edificio comunale ma ben distinto da questo, dove periodicamente si riuniscono i capi famiglia per decidere del taglio del legname, della spartizione dei pascoli stagionali, e il falcio dell’erba da fieno. Ci sono notizie di pratiche simili in altre zone d’Italia come nelle Marche e in Puglia.
Con il trascorrere dei secoli queste terre hanno subito un doppio processo di trasformazione, spopolamento e abbandono da parte delle popolazioni contadine in via di proletarizzazione oltre una progressiva privatizzazione e recinzione arbitraria che ne escludeva forzosamente l’uso ai legittimi usufruttuari.
Queste dinamiche continuano tutt’oggi con diverse modalità e le alienazioni e usurpazioni di queste terre si sono moltiplicate anche per discutibili iniziative degli enti locali che spesso hanno favorito   trasformazioni urbanistiche ad uso edificatorio e privatistico, senza tener alcun conto dei diritti delle
popolazioni locali, a questo va aggiunto lo spopolamento dei piccoli centri rurali per effetto dei processi di inurbamento con il conseguente abbandono delle terre civiche, divenute così facile preda della speculazione privata nonostante siano soggette a tutela paesaggistica e in presenza degli antichi diritti proprietari.
Bisogna  aggiungere che nel primo trentennio dello scorso secolo, tutta questa materia è stata oggetto di attenzione da parte dello Stato, che con vari decreti e leggi, ha cercato di regolamentare le consuetudini degli Usi Civici: la legge 1766 del 16 Giugno 1927, la legge 332 del 26 Febbraio 1928 e la 1078 del 10 Luglio 1930, per quanto riguarda eventuali controversie tra civis ( singolo abitante o gruppo locale) ed ente gestore (Stato, Regione o proprietario).
Un’altra legge, la numero 278 del 17 Aprile del 1957, prevede la costituzione di un comitato di cinque membri, eletti tra gli appartenenti alla collettività locale, che formano l’autorità di controllo della buona applicazione della norma e in mancanza o per inefficienza di questo comitato, la creazione di un commissario, per le medesime funzioni.
C’è poi un decreto ministeriale del 21 settembre 1984, che stabilisce, per tutta una serie di territori, la tutela da qualunque intromissione speculativa, con lo scopo di preservarli paesaggisticamente: le coste per una fascia di 300 metri dalla battigia, intorno ai laghi sempre per una fascia di 300 metri, i monti oltre i 1800 metri di altezza, i ghiacciai e i territori gravati da Usi Civici appunto.
Anche in questo senso possiamo dire di vivere in uno stato golpista, in quanto la Costituzione Repubblicana ha depredato e azzerato le sovranità locali, le proprietà collettive e intergenerazionali, le terre civiche, l’ acqua, i semi, la salute e il lavoro vernacolare (dal latino vernaculus – nato in casa).
La volontà è quella di considerare l’ambiente come risorsa economica da monetizzare al servizio delle imprese nella concezione neoliberista globalizzata e quindi anche le associazioni governative (Regioni, enti territoriali ecc) ragionano in questi termini.
Noi invece vediamo l’ambiente come Uso Civico, come bene collettivo e indispensabile per una vita di qualità coerentemente equilibrata.
Il gioco delle multinazionali agroalimentari sta nel porre una grossa ipoteca sulla possibilità di vita del Pianeta con gli OGM, impossessandosi così del monopolio sul germoplasma, materia ereditaria trasmissibile tramite le cellule germinali e quindi in grado di preservare, in modo diretto, la biodiversità a livello genetico e quindi la Vita.

Un modo, per bloccare l’assurdo meccanismo che le multinazionali agroalimentari hanno messo in moto, potrebbe essere, ad esempio, considerare il germoplasma come un Uso Civico, nè statale nè privato ma elemento indispensabile al diritto di sopravvivenza di tutti!
Gli Usi Civici non sono altro che il diritto alla vita, diritto che non deve aver bisogno nè di cani da guardia nè di velinari mezzobusto.

Un tempo questo diritto alla vita si esercitava, semplicemente, nell’applicare il proprio lavoro all’elemento naturale per trarne alimenti e quant’altro, necessari alla sussistenza di una collettività autogestita, cosa ben diversa dall’accentramento di poteri gestita da un’elite.
Nel passato ci sono stati casi in cui dei contadini, vecchi abitanti di zone soggette alla pratica degli Usi Civici, hanno tentato di riappropriarsi del loro inalienabile diritto, il primo dei casi di cui siamo a conoscenza si è concluso nel sangue a Melissa, piccolo comune della Calabria, negli anni ’50 i contadini rioccuparono le terre che i loro padri avevano avuto in diritto di condominialità, furono presi a fucilate dai carabinieri che nessuno si era preoccupato di avvertire della piena legalità dell’atto, i morti sono stati ricordati solo in un dipinto, naif, di Cinanni, donato poi a una scuola di Frattocchie dal P.C.I.!
Il secondo caso fu quello tentato da tre contadini di Sillano in Toscana, qui la pratica seguita fu quella legale, iniziò nel primo dopoguerra e si concluse alla fine degli anni ’80 quando ormai uno dei tre era morto, con la raccomandazione da parte dell’ assessore P.C.I. E.Bonifazi che l’ episodio non costituisse precedente per gli altri casi esistenti in Toscana.
Un caso di rivendicazione della validità del diritto di un popolo che torna dopo un periodo di vacanza, così lo descrive R. Cattaruzza in “Favole Partigiane” dedicato proprio alla questione degli Usi Civici è  Campanara, dove gli attuali occupanti sono riusciti, come si è già detto, a bloccare le vendite a privati in presunzione di Demanialità Civica che, tra l’ altro, è suffragata da documenti risalenti al XVIII secolo e stilati dal Granduca Leopoldo.

Purtroppo vediamo la montagna spopolarsi quasi totalmente e questo costituisce un grosso ostacolo per affrontare la questione ma se proviamo ad immaginare che  potenzialità possono offrirci gli Usi Civici, che di fatto è autogestione del territorio e della sua economia, si può capire l’importanza che noi diamo alla loro difesa e rivalutazione, mentre e al contrario, abbiamo, da parte delle istituzioni, la netta volontà di cancellarli perché chiaramente, dal loro punto di vista , costituiscono un serio pericolo alla loro smania di controllo e gestione di ogni aspetto della vita dei singoli e della società nel suo insieme e proprio per la “delicatezza” della questione, per le istituzioni molto scivolosa, loro preferiscono passare attraverso leggi di “iniziativa popolare” che hanno la funzione di trasformare in materia politica quello che invece è diritto dalla notte dei tempi acquisito.

Maurizio Zapparoli

Sindacato Arti e Mestieri USI-AIT

martedì, 13 aprile 2010

Festa della primavera

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Mercoledì 28 aprile ore 18:

Che cosa è oggi un movimento di trasformazione sociale? E per quale sociale?

Sono invitati a portare il loro contributo tutte quelle esperienze che nel piccolo come nel grande, hanno saputo mettere radici per la realizzazione di un progetto di  riappropriazione del proprio tempo e spazio (terra ) da dedicare alla ricerca, di un nuovo modello di relazioni comunitarie nel confronto sulla quotidianità, e alla ricerca di un possibile progetto di trasformazione sociale. Saranno presenti le esperienze di Campanara, le comuni delle valli elfiche , la comune di Bagnaia, la fattoria di Campofico, gli artigiani del Deco Mela Art, Arti e Mestieri USI/AIT

Primo Maggio al podere occupato di Campofico
per una economia del lavoro liberato

Le ricchezze sono due.
La prima è prodotta dall’economia del lavoro salariato, è astratta e quantitativa.
La seconda è prodotta dall’economia del lavoro liberato è quantitativamente inesprimibile la sua diffusione coincide interamente con lo sviluppo conoscitivo, artistico e sensuale degli individui.

Primo maggio ore 11:tutti in piazza a Sovicille per comizio / aperitivo
con Gino Ancona segretario nazionale del sindacato Arti e Mestieri
UnioneSindacale Italiana/ A.I.T

ore 14: pranzo sociale a Campofico

ore 17: incontro, presentazione, inaugurazione della nuova sezione di
Arti e mestieri a Campofico.
Per un sindacato del terzo millennio.L’ autorganizzazione operaia, come elemento della trasformazione sociale;
dall’artigianato all’agricoltura per una economia del lavoro liberato.
In un mondo che va cambiando e ci impone di essere protagonisti del cambiamento.

Ore 20 gran finale con concerti e Dj set
Per una società di liberte e uguali il nostro impegno non può che essere nella lotta e nella resistenza attiva per la rivoluzione sociale.

Dal 24 aprile al 1 maggio campofico inaugurazione area
campeggio e mensa popolare…..  
Settimana di incontri e di scambi di saperi e di sapori,
saranno organizzati laboratori artigianali e
artistici, impareremo a fare l’orto e come si curano le
api, e altro ancora.
Sarà presente un libero mercatino dello scambio e del
baratto, di artigianato artistico e di prodotti naturali.
Siete tutti invitati, portate ciò che vorreste trovare
(sopra tutto sacchi a pelo)

Indicazioni:
Da Firenze: prendere x Siena, uscire colle val delsa sud, seguire in direzione Follonica
dopo circa 20 km altezza Poggiaccio girare a sx via Marronetone
Da Siena: girare alla colonna di Montarrenti direzione colle val Delsa dopo circa 5 km dopo il Poggiaccio girare a dx in via Marronetone


Cucina libera tutti 

Associazione terra libera (SI) deco mela art (bo)
campofico@yahoo.it 320 1592893-328 5875230

martedì, 13 aprile 2010

Associazione “Terra Libera”

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Atto costitutivo
Associazione “terra libera”
Un’utopia concreta

Il podere occupato di Campofico, come progetto sociale uno spazio dove confrontarsi sulla produzione di reddito e sviluppo del territorio, sia in campo economico sia culturale, nel rispetto della natura e dei rapporti umani, uno spazio aperto al territorio, dove ci si possa confrontare sulla salvaguardia della natura, contro ogni tipo di devastazione ambientale, per la promozione di un turismo consapevole e amante della natura.  I suoi principi costitutivi sono soprattutto l’assenza della proprietà privata e il principio del consenso, ossia l’unanimità delle decisioni. Questi “punti consensuali” sono scelti nella convinzione che, in qualsiasi contesto sociale, una vera uguaglianza non sia realizzabile senza la base di un’uguaglianza economica, e sono assunti come corollario al desiderio di porre l’individuo, la sua autonomia e la sua felicità a fondamento di qualsiasi sviluppo sociale.

La fattoria dovrebbe rappresentare la realizzazione pratica di un’utopia libertaria: la possibilità, cioè, di raggiungere un alto livello d’autosufficienza economica, di libertà individuali e di solidarietà sociale attraverso il lavoro e l’agire collettivo, eliminando ogni forma di gerarchia, sia quelle determinate dalla proprietà sia quelle legate al sesso, sia quelle fisiche sia quelle intellettuali. Dovrà essere un laboratorio quotidiano dell’autogestione che riesca a permettere al tempo stesso il massimo sviluppo delle possibilità individuali e il rispetto delle diversità umane e l’opposizione alle leggi del privilegio e del profitto; la dimostrazione concreta, insomma, della possibilità di un vivere individuale e collettivo che nega e che contrasta, le ingiustizie del sistema dominante. Intende cercare soprattutto nelle nostre menti e nei nostri cuori le strade di una sincera e reale ricerca per la trasformazione sociale. – Una quotidiana e continua rappresentazione di una personale e collettiva ricerca di quel mondo migliore, più libero e giusto, nel quale sarebbe anche ora che cominciassimo a vivere, noi che ci avveleniamo il sangue per questo schifo di mondo che invece dobbiamo sopportare.


1-La fattoria si propone di lavorare nel territorio della montagnola senese dove essa è dislocata promovendo una cultura agricola naturale e rispettosa dell’ambiente, promovendo gruppi d’acquisto e mercatini dei prodotti naturali.

2-La fattoria si propone inoltre di sviluppare le energie alternative come il solare e l’uso del legname dato dalla manutenzione del bosco, la fitodepurazione come metodo di salvaguardia ambientale e risparmio energetico.

3-La fattoria si propone di sviluppare forme d’allevamento d’animali da carne o formaggio nel pieno rispetto degli animali.
Allevamenti allo stato brado, dove l’animale può sperimentare le sue normali forme di vita, anche se in un recinto, ciò giova all’animale, ma sicuramente anche a noi, che finalmente possiamo mangiare carne d’animali non torturati.
Ci battiamo altresì per la chiusura di tutti gli allevamenti intensivi, dove gli animali, non hanno lo spazio vitale per vivere.

4-La fattoria si propone inoltre di sviluppare un’agricoltura tesa all’autosufficienza, nel pieno rispetto della natura senza l’uso di concimi chimici e pesticidi.
 
5-La fattoria intende valorizzare un turismo consapevole in grado si saper apprezzare i silenzi della natura e le sue bellezze in armonia con essa in un rispetto reciproco, promovendo la costruzione di un campeggio libero e uno spazio d’ospitalità non mercantile.

6-La fattoria si configura come un luogo culturale dove poter far esprimere le nostre capacità artistiche, promovendo sul territorio, rassegne teatrali, cinematografiche, spettacoli nelle piazze, concerti, mostre, eventi culturali come presentazione di libri o documentari. Si doterà di una rivista che sappia parlare con il territorio su sviluppo sostenibile, natura e ambiente, rapporti di genere, e di condizioni di sfruttamento, di guerra e pace nella convinzione che fino a quando permetteremo di sviluppare caserme ed eserciti la condizione delle popolazioni inermi non cambieranno, e noi continueremo ad avvelenarci il sangue in inutili manifestazioni della pace.

“sull’arcobaleno del sole – il folle la vita cavalca” 
Renzo Novatore


Che cosa vuole essere la fattoria?

Essenzialmente un progetto pedagogico; per una pedagogia libertaria, che sappia essere sul territorio un punto di riferimento culturale, in grado di proporre stimolanti riflessioni, su i nostri stili di vita, e sulla necessità di ripartire dalla valorizzazione dei territori e delle sue attività produttive; intesa come valorizzazione dei percorsi individuali e sociali.
Un luogo dove la diversità individuale abbia la possibilità di incontrarsi e confrontarsi in una cornice non autoritaria dove le differenze d’età, di genere, fisiche e intellettuali, non sono mai un elemento d’esclusione o di rappresentazione gerarchica. Ognuno da secondo le proprie capacità, ognuno prende secondo le proprie necessità, in una relazione di scambio reciproco.
Riteniamo questo il punto centrale del nostro agire pedagogico, che ci unisce tutti al di là, dalle nostre disabilita. 
Il nostro impegno pedagogico è dato dalla convinzione di voler trasmettere il sapere necessario per realizzare a pieno il senso della vita, nella continua ricerca di una felicità possibile, che secondo noi e possibile solo nel riconoscimento reciproco, delle nostre diversità, di genere, fisiche e intellettuali, che sappiano mettere in continua discussione, tutte le barriere fisiche che intellettuali che tendono a creare, relazioni d’esclusione, di potere e di sfruttamento.
Un luogo che abbia la capacità di essere al tempo stesso azienda agricola e scuola libertaria, una libera università, per un libero sapere, uno spazio libero e antiautoritario.
Dove tramite il nostro agire quotidiano, cerchiamo di mettere in pratica il presupposto che anima il nostro agire sociale, in una continua ricerca di un mondo più giusto dove far crescere e vivere i nostri figli e i nostri nipoti. 
Riteniamo: un altro mondo è possibile, ma per poterlo realizzare è necessario partire dai territori, dalla difesa del suolo, dalla necessità di proporre uno sviluppo economico che faccia proprio il principio ecologico della tutela ambientale contro politiche di devastazione e saccheggio a cui abbiamo assistito negli ultimi anni.
Non ci stancheremo mai di denunciare con forza che finche il mondo sarà dedito alla competizione armata per il dominio delle risorse, per lo sfruttamento del pianeta, in una folle corsa agli armamenti, in un continuo genocidio di popolazioni inermi, che hanno la sola colpa di trovarsi in un posto strategico per gli interessi del dominante di turno, l’umanità intera, sarà a rischio di assistere in diretta TV o sullo schermo del PC, alla distruzione stessa dell’umanità e del pianeta in cui viviamo.
Crediamo che la pedagogia libertaria sia utile se non indispensabile strumento, contro l’assenza della ragione che sembra attraversare il mondo.
La fattoria si propone d’essere promotrice di  un’assemblea costituente internazionale arcobaleno, che sappia far proprio il principio della pace e della solidarietà nella cooperazione tra i popoli, nell’uguaglianza e nella giustizia sociale, nel pieno rispetto dei diritti inviolabili dell’individuo. Che ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali e considera lo sterminio delle popolazioni civili un crimine contro l’umanità.
Contro la guerra che avanza opponiamo la nostra resistenza antifascista.
Alla sola indignazione per l’ultimo massacro, preferiamo l’indignazione per tutti i genocidi. Che il  nostro giorno della memoria, sia tutti i giorni nelle nostre lotte, nel nostro agire sociale, convinti della necessità di dover denunciare con forza i crimini commessi contro l’umanità, e battersi affinché siano possibili percorsi di cooperazione internazionale, tese a stabilire gli interessi comuni per uno sviluppo globale, che sappia tener conto delle differenze territoriali, in una capacità d’arricchimento reciproco, in uno spirito di cooperazione.

“l’assemblea e la comunità devono essere il prodotto interno, intrinseco al processo rivoluzionario; anzi, il processo rivoluzionario non dev’essere altro che la creazione dell’assemblea e della comunità e, contemporaneamente, la distruzione del potere. Assemblea e comunità devono divenire parole d’ordine della lotta, non remote panacee. Devono essere create come mezzi di lotta contro la società attuale, non come astrazione teoriche e programmatiche. Tra i primi passi che possono essere intrapresi vi è sicuramente l’avvio di movimenti municipalisti di base che siano in grado di promuovere assemblee popolari, che sappiano costruire comunità in torno a valori condivisi”
Murray Bookchin

ASSOCIAZIONE “TERRA LIBERA”
per contatti: campofico@yahoo.it
Angelo 3201592893

domenica, 11 aprile 2010

Manifestazione Nazionale Genuino Clandestino

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Siamo contadini e artigiani. Utilizziamo risorse abbondanti come il tempo e il lavoro umano e risparmiamo quelle preziose come l’acqua e la terra. Cerchiamo di vendere i nostri prodotti nel territorio che ci circonda, aggiungendogli così il valore di prodotto locale. Le normative igienico-sanitarie attualmente in vigore impongono a chiunque si occupi della trasformazione di prodotti alimentari, indipendentemente dall’entità della produzione e dal tipo di lavorazione, di dotarsi di laboratori specializzati che rispettino determinati standard di dimensioni e attrezzature. Infatti  le leggi che regolano il settore agro alimentare sono pensate per tutelare le grandi aziende agricole  e  stanno facendo   morire tutta  la piccola agricoltura locale e di alta qualità  favorendo le multinazionali dell’agrobusiness. Queste leggi ignorano le piccole realtà contadine, che così risultano fuorilegge e non possono avere accesso al mercato. leggi ignorano le piccole realtà contadine, che così risultano fuorilegge e non possono avere accesso al mercato. Noi ci opponiamo a questo sistema di regole e di mercato e, in alternava, proponiamo l’autocertificazione dei nostri prodotti  e la vendita diretta  che, con il controllo sociale che implicano, rendono visibili le responsabilità del produttore e la qualità delle nostre produzioni Stare in piazza con i nostri prodotti e le nostre iniziative  è il modo più semplice che abbiamo per incontrare i consumatori e costruire con loro un legame sociale e  una rete di scambio alternativa.   Con la campagna Genuino Clandestino denunciamo un insieme di norme ingiuste che, equiparando i nostri prodotti a quelli delle grandi industrie alimentari li rende illegali. Tutti insieme difendiamo e diffondiamo i nostri prodotti perché tutti sappiano che sono genuini e affidabili.   Il 17 aprile aderiamo alla mobilitazione indetta da Via Campesina in occasione della giornata internazionale delle lotte contadine. contro le transnazionali che vogliono impossessarsi di sistemi di alimentazione e agricoltura in tutto il mondo.  

martedì, 02 marzo 2010

Futurismo e anarchia

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Sabato 6 marzo 2010 ore 17.30
presso il prefabbrikato, Villanova PN (via Pirandello, 22)

Futurismo anarchico.
Dall’Ultima alla Prima cena

Interviene
ALBERTO CIAMPI
(Architetto, Alberto Ciampi si interessa di Avanguardie storiche del Novecento, Movimento Anarchico, e cura il Centro Studi Storici della Valdipesa. Ha pubblicato libri, saggi, e articoli su pubblicazioni periodiche. Collabora, fra l’altro, alla rivista d’arte «ApARTe» di Venezia ed è membro del Comitato Scientifico dell’Archivio Berneri – Aurelio Chessa di Reggio Emilia. Con la Banca del Chianti Fiorentino si è stabilito da anni un proficuo rapporto di collaborazione che si è esplicitato attraverso un convegno, una mostra fotografica e due pubblicazioni.  Suoi, fra gli altri, Futuristi e anarchici – Quali rapporti?; Un fiore selvaggio; Rivoluzione in Tipografia; Anarchia e Futurismo – Revolverate; Gli Indomabili; Forma e Forme; I colori dell’anarchia nelle pubblicazioni periodiche; Leda Rafanelli – Carlo Carrà: un romanzo – arte e politica in un incontro ormai celebre!
Ha collaborato alla ristampa de L’Italia Futurista; Dizionario del futurismo italiano e al Dizionario Biografico degli Anarchici Italiani)

presenta
FABIO SANTIN
(redattore della rivista ApArte)

segue cena sociale + Djset al Barabbacaffè

a cura del
Circolo Libertario E. Zapata