Il fondatore Erborista e Fitoterapista Pasquale La Palomenta ci guiderà dalla Sala degli Erbari, in cui sono esposti più di 2000 esemplari di piante raccolte nel territorio del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, passeremo alla Spezieria dove ci indicherà gli usi tradizionali e le trasformazioni a uso terapetico, cosmetico e alimentare delle stesse concludendo la visita alla Xiloteca con sezioni orizzontali dei fusti delle piante del parco.
I percorsi delle Spezie è un progetto pensato per il Golfo di Policastro ci incontreremo a Sapri e dintorni e prevede una serie di eventi :
– conoscenza e usi delle piante tintorie
– conoscenza e usi delle piante medicinali
– conoscenza e usi delle piante in cucina
– escursioni di raccolta delle piante spontanee
– visita guidata all’Orto Botanico del Cilento Antico in Omignano
– realizzazione di un giardino di piante officinali
– esperienze italiane di orti e fattorie sociali
martedì 2 febbraio 2010
h. 15.30
Vallo della Lucania (SA)
ex Convento dei Domenicani – via Rinaldi, 4
Partenza da Sapri alle h. 14,30 con bus del Pronto Bussento
L. Izzo, I. Papaleo, F. Pighetti Da classe operaia a classe dirigente La Cooperativa Megaride, un’impresa dei lavoratori Formato cm. 12 X 21 ISBN 978-88-8292-449-2 Edizioni LA CITTÀ DEL SOLE
Collana Archivio storico del movimento operaio n. 15
In tutte le librerie: promozione e distribuzione PDE o chiedendolo alle Edizioni La Città del Sole info@lacittadelsole.net
Quella dei Cantieri Navali Megaride di Napoli è stata storia di autentica lotta di un manipolo di operai del porto di Napoli contro l’arroganza del padrone, i licenziamenti, la chiusura del cantiere. Oggi quella stessa lotta continua – nella forma di un’esperienza viva e vitale di autorganizzazione produttiva collettivizzata – contro le difficoltà, gli ostacoli, i ricatti che il sistema economico capitalista impone a chiunque cerchi di sottrarsi alle sue logiche. Contrapporsi al Capitale e trasferire i mezzi di produzione nelle mani dei lavoratori è obiettivo tangibile, perfino praticabile – seppure con enormi limiti – in un sistema dominato dal capitalismo e dalle sue leggi. È questo il grido di guerra che la Cooperativa Megaride ha lanciato dimostrando come operai coscienti siano capaci di gestire, programmare, far avanzare, autonomamente, la propria azienda pur senza alcun aiuto economico né sostegno politico da coloro che avrebbero dovuto – per definizione – sostenerne la lotta.
Recentemente la classe operaia della INNSE ha dovuto sostenere una lotta per tanti aspetti molto simile: identiche le motivazioni, differenti in parte le modalità, diverse le conclusioni vittoriose. Sull’esempio degli operai della INNSE tantissimi altri lavoratori – non solo di fabbriche – hanno affrontato – con un impegno diretto di massa, spesso senza o oltre le mediazioni delle organizzazioni sindacali – la lotta in difesa del proprio posto di lavoro con coraggio e tenacia, con una radicalità desueta da molti anni. È uno straordinario segnale di una possibile svolta nello scontro di classe in Italia. Il fatto è che, per consentire alla classe operaia e alle classi subalterne di risalire dall’abisso di sfiducia e di subordinazione in cui la sciagurata deriva concertativa e governista di decenni le ha piombate, sono indispensabili esperienze come quella dei lavoratori dei “Cantieri Navali Partenopei” – poi costituitisi in “Cooperativa Cantieri Megaride” – , ed è necessario farle conoscere, interpretarle, generalizzarle. Lenin diceva che un solo fatto convince più di cento parole. La lotta cocciuta di questo manipolo di operai del porto di Napoli è certamente un fatto che, nel suo dispiegarsi in una esperienza – sempre difficilissima, spesso dolente e sofferta – di molti anni, risulta estremamente convincente su alcuni nodi politici dello scontro di classe mille volte enunciati e scritti nella propaganda dei comunisti: 1. Il perseguimento del massimo profitto e la logica speculativa – che distrugge più risorse di quante ne crei – non sono ineluttabili, né nella fase emergenziale in cui è necessario affrontare e risolvere la crisi dell’azienda, né nella gestione ordinaria dell’impresa.
Questi operai – pressati dalla necessità assoluta di preservare il posto di lavoro, ben decisi a non accettare licenziamenti e chiusura della fabbrica, né a piegarsi a mortificanti soluzioni parziali e temporanee – hanno dimostrato che una programmazione di maggior respiro e di più lungo termine, ben calibrata e finalizzata, può efficacemente preservare e migliorare la capacità produttiva degli impianti e la stessa occupazione. 2. La democrazia operaia è la forma in cui le straordinarie potenzialità della classe lavoratrice sono esaltate e sono messe in grado di far diventare il protagonismo operaio – intelligenza, determinazione, capacità di apprendimento e di iniziativa –, organizzato e finalizzato, funzione della produzione. Gli operai della “Megaride” hanno dimostrato non soltanto di saper assumere collettivamente decisioni vitali per la sopravvivenza e per la vita della loro fabbrica, ma anche di aver acquisito capacità imprenditoriali in tutti gli ambiti (tecnico, produttivo, amministrativo, finanziario, etc.) all’altezza delle differenti e complicate esigenze gestionali; hanno saputo darsi un’organizzazione del lavoro e delle funzioni produttive non regolati da alcuna gerarchia estranea alla forza-lavoro produttiva; hanno ridotto il ventaglio salariale: in definitiva hanno dimostrato che la “proprietà” è l’unica figura obbiettivamente superflua, estranea al ciclo produttivo e alla vita aziendale, mentre quella di direzione può essere efficacemente espletata in larghissima parte in forma collettiva dagli stessi lavoratori. 3. Quest’esperienza è nata e si è compiuta nel sostanziale isolamento rispetto ai tradizionali riferimenti politico-organizzativi della classe operaia. Non sono mancati, anzi, molto spesso, momenti di aperto contrasto con il sindacato e con i partiti in cui, per altro, paradossalmente, quegli stessi lavoratori militavano. Eppure sono andati avanti con estrema determinazione nel cammino che essi stessi, liberamente, avevano individuato e intrapreso, riuscendo a spuntarla a dispetto di enormi difficoltà obbiettive e delle ostilità soggettive. Il Novecento è stato ricchissimo di esperienze che avevano già dimostrato queste ed altre capacità che il protagonismo operaio sa mettere in campo una volta che sia liberato dal cappio di una direzione a lei estranea e della espropriazione della ricchezza prodotta. Questi lavoratori del porto di Napoli non si sono inventati niente, non sono degli eroi: hanno soltanto saputo con tenacia e creatività superare incredibili difficoltà e, ad un certo punto della loro lotta, riscoprire e praticare una strada che è ormai nel patrimonio della loro classe. L’importanza della loro esperienza sta semplicemente proprio nell’averla riproposta in un momento storico in cui il capitalismo, senza più contrasto, sembra non avere più argine alle sue politiche antioperaie e antipopolari, e in cui le tradizionali organizzazioni della classe operaia si sono dissolte o hanno del tutto smarrito memoria storica e capacità di orientamento e di direzione in senso anticapitalista del bisogno, della tensione alla liberazione e del potenziale che il proletariato e le classi subalterne custodiscono.
Questo libro esce nel punto più alto della peggiore crisi che il capitalismo transnazionale abbia mai attraversato nella sua storia e che sta riversando sulle classi lavoratrici il peso insostenibile di una sua improbabile e precaria ripresa. Senza un contrasto efficace l’imbarbarimento del capitale continuerà ad avanzare e trascinerà tutti verso il baratro. Nel proporre alla riflessione e al dibattito la lotta e i traguardi raggiunti degli operai della “Megaride” abbiamo l’ambizione di suggerire che solo investendo su un rinato protagonismo della classe operaia si può sperare in una ripresa che ponga argine alla barbarie. Questo volumetto, dunque, può costituire un piccolo tassello nello sforzo necessario di ricostruire faticosamente un’identità culturale, politica e organizzativa di classe. L’augurio è che, a breve, saremo in grado di portare all’attenzione di lavoratori e militanti i resoconti di altre lotte e le riflessioni che i protagonisti – direttamente, come in questo caso – vorranno far conoscere per arricchire il patrimonio di esperienze dell’intera classe lavoratrice. Sergio Manes
italia | antipsichiatria | notizie venerdì 14 agosto, 2009 13:11 by (((@)))
Franco Mastrogiovanni
“Non mi fate portare a Vallo, là mi uccidono.” Non sappiamo se sono state davvero queste (come riporta un giornale) le ultime parole pronunciate da Franco Mastrogiovanni, trovato morto il 4 agosto scorso nel letto di contenzione dell’Ospedale di Vallo della Lucania (SA), dove era stato rinchiuso dopo che era stato firmato un TSO (trattamento sanitario obbligatorio) nei suoi confronti. Adesso è stata aperta una inchiesta dopo che sul suo corpo sono stati trovati i segni dell’infamia di Stato, forse addirittura filo di ferro per legarlo al letto sul quale è stato lasciato ad agonizzare per quattro giorni.
Franco fu coinvolto nel 1972 a Salerno nell’aggressione di un gruppo di fascisti contro alcuni compagni nella quale perse la vita Carlo Falvella e dalla quale prese il via il “caso Marini” dal nome dell’anarchico accusato di aver accoltellato il fascista. Da allora venne etichettato come “noto anarchico” e questo lo portò di nuovo in carcere nel 1999 per oltraggio a pubblico ufficiale, accusa dalla quale fu assolto, ottenendo persino il risarcimento per ingiusta detenzione. Sempre sui giornali si legge che il TSO sarebbe stato chiesto perché Franco avrebbe tamponato quattro macchine con la sua (sic!) che però non mostrerebbe alcun segno di danni. La sua “cattura” è stata operata con un dispiegamento di forze inusuale: carabinieri, polizia municipale, addirittura una vedetta della guardia costiera. Doveva essere davvero pericoloso… tanto da assassinarlo?
– Riceviamo e pubblichiamo con i nostri migliori auguri –
Ultime da Campanara
Venerdì 12 giugno già dalle 8 del mattino un centinaio di sbirri di vario genere (ps, cc, municipale, forestale, digos, vigilanza della comunità montana), vv.ff. e operai hanno iniziato a sgomberare e murare quattro degli edifici che nella zona di Campanara (FI) sono occupati da quindici anni. L’operazione che immaginavano di veloce realizzazione, si è invece protratta per 12 ore a causa della tenace resistenza opposta. Infatti pur se colti di sorpresa (si sapeva delle intenzioni ma chiaramente non potevamo avere una data!) e in un momento in cui alcuni di noi erano assenti per vari motivi, tre persone al Casone e due al Villetto sono riuscite a barricarsi sui tetti, mentre gli altri abitanti supportati da quelli che nel frattempo sono riusciti a sopraggiungere, facevano da cuscinetto all’esterno. Per tutto il corso della giornata c’è stato il continuo passaggio dell’elicottero della forestale che appoggiava l’operazione e l’incessante filmare, anche da terra, dei digossini. La giornata è trascorsa tra momenti di ovvia tensione e rabbia nei confronti dei vari mercenari intervenuti e tentativi di mediazione che loro stessi proponevano. Verso le ore 20, dopo essere riusciti a far allontanare i vigili del fuoco e l’elicottero e dopo aver ottenuto la garanzia che chi resisteva non avrebbe subito alcun genere di ritorsione, gli occupanti han dovuto lasciar chiudere le case ottenendo quindi l’allontanamento degli invasori, necessario affinché si potesse immediatamente riaprire gli stabili e riabitarli.
A livello informativo comunichiamo che: un veloce volantinaggio fatto il giorno successivo ci ha dato la possibilità di pizzicare in un locale del paese l’ex sindaca, promotrice dell’infame azione nei nostri confronti, che nell’occasione serviva i tavoli (dalle stelle alle stalle!) di una cena organizzata da un associazione di carabinieri camperisti, tra i quali alcuni di quelli che il giorno prima erano ad invadere le case e le terre che abitiamo. Qui, dopo un “augurale” giro tra i tavoli, siamo riusciti a leggere al microfono il volantino distribuito. Entro il mese di agosto ci sarà un campeggio con lo scopo di far conoscere: il posto dove viviamo con l’augurio che ne aumenti la popolazione, l’importanza della consuetudine degli Usi Civici di cui in altri articoli e in altre testate, come Nunatak, si è già parlato e per svolgere importanti lavori di manutenzione dei luoghi. Un abbraccio e a presto Alcuni abitanti di Campanara
Ciao a tutti, rinnovo l’invito a partecipare alla terza edizione del “mercatino bio e non solo” su produzione biologica e sviluppo dell’autoproduzione, che si terrà SABATO 16 MAGGIO in viale Monza 255, Milano, presso la sede della Federazione Anarchica Milanese, dalle ore 10.00. L’iniziativa sarà nel cortile della sede.
Come dicevo la volta precedente, sapere in anticipo quanti saremo è utile sia per la pubblicità nel quartiere, anche in base alle tipologie dei banchetti e anche per l’organizzazione interna.
Dato che questo mercatino nasce da poco ha bisogno anche della collaborazione e del sostegno dei compagni che espongono. Crediamo che più iniziative autogestite e autorganizzate siano utili per andare a costruire “mondi e modi di vita altri”.
La Fai, la Cascina Torchiera e altre ancora sono solo alcune delle situazioni dove si cerca di costruire con la pratica di tante iniziative, modelli e stili di vita “alternativi” allo sfruttamento.
Vi aspettiamo
Un abbraccio libertario a tutti Anto (a nome della Federazione Anarchica Milanese)
PRESIDIO e MOSTRA SOTTO IL CIE (ex CPT) DI BARI SAN PAOLO
SABATO 9 MAGGIO DALLE 15 ALLE 19 PRESIDIO e MOSTRA SOTTO IL CIE (ex CPT) DI BARI SAN PAOLO in viale Europa IN SOLIDARIETA’ AI MIGRANTI RECLUSICONTRO I CENTRI PER STRANIERI SENZA DOCUMENTI CON LA PREGHIERA DI MASSIMA DIFFUSIONE COME ARRIVARE AL CPT DI BARI S.PAOLO:- BUS n. 53 (chiedere di viale Europa altezza palazzo della finanza- dalla stazione di Bari – extramurale Capruzzi: Procedi in direzione ovest da Via Giuseppe Capruzzi verso Via Gaetano Devitofrancesco. Prosegui su Via Michele Cifarelli. Prosegui su Strada San Giorgio Martire. Alla rotonda, prendi l’uscita 1a e rimani su Strada San Giorgio Martire. Svolta leggermente a destra in Strada lomerelli. Svolta a destra in Via Bruno Buozzi/SS96. Svolta a sinistra in Viale Europa. Prosegui su Variante alla Strada Provinciale per l’Aeroporto. Prosegui su SP73/Viale Europa (seguire indicazioni per comando guardia di finanza). Prosegui dritto per rimanere su SP73/Viale Europa. Svolta a destra in Viale Europa. Prosegui per Viale Europa per 1,8 km. Svolta a destra nella strada chiusa che costeggia il palazzo della finanza.
Fiera delle Autoproduzioni – Molfetta 1 maggio 2009
LE MACERIE _ BARACCHE RIBELLI PRESENTA
Fiera delle Autoproduzioni
Venerdì 1 maggio 2009 Molfetta (BA) dalle 12,00 fino a notte fonda Un’altra economia è possibile… Imperdibile appuntamento per tutti coloro che hanno in mente un futuro diverso da quello imposto dalle logiche economiche attuali.
Diffondi e fai girare!
CHI VOLESSE ORGANIZZARE UN BANCHETTO PUO’ FARLO PRESENTANDOSI ALLE ORE 10 MUNITO DI TAVOLO E TUTTO L’OCCORRENTE