sabato, 15 ottobre 2011

Festa del Raccolto 29 Ottobre

Festa del Raccolto 2011


ORE 13 PRANZO SOCIALE
NEL POMERIGGIO PROIEZIONI VIDEO SULLE OCCUPAZIONI DELLA TERRA DEGLI INDIGENI DEL CAUCA COLOMBIANO
“in ottobre le comunità indigene del cauca marceranno attraverso la Colombia verso Cali occupando ancora una volta la panamericana, subito dopo occuperanno le terre in una rinnovata fase di liberazione della madre terra”

IN SERATA CENA E MUSICA REGGAE CON

48 ROOTS SOUND SYSTEM (Bologna) 
the traditional roots rock reggae sound system
facebook.com/48rootsyoutube/48roots

da Firenze: autostrada FI – SI, uscita Colle val d’Elsa SUD, da qui seguire per Follonica, dopo 20 km all’altezza del Poggiaccio girare a sx per via marronetone, poi salire per strada di campofico.
Da Siena: alla colonna di Montarrenti, direzione Colle val d’Elsa, dopo 5 km dopo il Poggiaccio girare a dx in via marronetone, poi salire per strada di campofico è possibile campeggiare chi vuole porti tenda e sacco a pelo

Podere Occupato CAMPOFICO INFO: campofico@yahoo.it
cell: 320 1592893 Angel

giovedì, 13 ottobre 2011

La Decrescita e la Rivoluzione

Da Ivan Illich a Maurizio Pallante

Ivan Illich


A quanto pare alla fiera dell’editoria anarchica tenutasi a Firenze lo scorso fine settimana, c’era chi strizzava l’occhio al movimento della decrescita. Non mi spendo in parole al riguardo ma mi limito a citare questo passaggio che compare su un libro di Ivan Illich, pensatore a cui si ispirano apertamente sia Latouche che Pallante:

“Al giorno d’oggi c’è anche chi spera di costruire questi nuovi stili di vita, rimanendo dentro l’alveo della società capitalista. Ammesso che questo sia possibile, si tratterà al più di evasioni isolate; e questi pochi carcerati in fuga diventeranno i tipici emarginati, che potrebbero continuare a dipendere dalla sorte degli ex compagni di detenzione. Se solo alcuni ce la fanno ad evadere, può darsi che vengano tollerati. Se sono in troppi a provarci, però, alla fine verranno ricacciati tutti indietro. L’unica vera alternativa è di abbattere le mura di sorveglianza, e abolire le istituzioni che ci imprigionano. Parafrasando un’espressione di Eugen Debs di mezzo secolo fa, fino a che una sola anima rimarrà in prigione, nessuno di noi sarà libero.”

Giovanni Ceresoli

Per approfondimenti:
http://www.artiemestieri.info/giornale/2011/09/descolarizzare-la-societa/

sabato, 03 settembre 2011

Fiera delle Autoproduzioni Settembre 2011


“Decine di coltivatori, allevatori, pastori e artigiani si uniscono 
nell’attacco alle logiche economiche e alle regole cucite sulle tycoon dell’
agroindustria, per difendere la libera lavorazione dei prodotti e l’immenso patrimonio di saperi e sapori della terra.”

Start ore 17
– Bancarelle con cibi e artefatti autoprodotti
– Proiezione film : “Genuino clandestino” di Nicola Angrisano
– Cena sociale con degustazione dei cibi genuini e clandestini
– Concerto live di ESTUDIANTINA ENSEMBLE

Ingresso libero.

Agli espositori chiediamo un contributo minimo di autofinanziamento e di 
portare con sè tutto il necessario per esporre. L’area fiera dispone di 
illuminazione, non sono previsti attacchi luce.

domenica, 14 agosto 2011

Ecologia Sociale

Tratto da: Los Chupacabras, periodico culturale dell’associazione CRITICAL FOOD

Cos’è l’ecologia sociale

L’ecologia sociale non è solo ambientalismo e tantomeno verdismo; essa rappresenta una filosofia complessa di riorganizzazione sociale e quindi di riorganizzazione dei movimenti antagonisti di trasformazione/rivoluzione dello stato di cose esistenti. 
L’ecologia sociale ritiene che la questione ecologica non possa essere disgiunta da quella sociale. I “mali” dell’una e dell’altra vengono attribuiti allo sviluppo del capitalismo e al consolidamento della gerarchia e dell’autorità.

Murray Bookchin


Questa radicale filosofia affonda le sue origini nel pensiero di Kropotkin e Reclus e nei loro relativi studi sulla cooperatività in natura, sul mutuo appoggio e sulla geografia sociale. Bookchin, partendo da questi suoi illustri predecessori, analizza questi concetti, dandogli nuovo vigore e originalità. 

L’ecologia sociale ritiene che una visione ecologica della società permetta di escludere ogni tipologia di sfruttamento e di dominio dell’uomo sull’uomo  e dell’uomo sulla natura. 
Scrive Bookchin: – ….quando la natura può essere concepita o come uno spietato mercato competitivo, o come creativa e feconda comunità biotica, ci si aprono davanti due correnti di pensiero e di sensibilità radicalmente divergenti, con prospettive e concezioni contrastanti del futuro dell’umanità. Una porta ad un risultato finale totalitario e antinaturalistico: una società centralizzata, statica, tecnocratica, corporativa e repressiva. L’altra, ad un’alba sociale, libertaria ed ecologica, decentralizzata, senza Stato, collettiva ed emancipativa.-

L’individuo è quindi collocato all’interno del tutto (visione olistica dell’universo) al di là di ogni visione antropocentrica della natura, caratteristica di quasi tutte le discipline sociali, che di par suo ha favorito l’idea di dominio e dell’oppressione dell’uomo sull’uomo e dell’uomo sulla natura.

L’antropocentrismo tende a rappresentare l’universo come oggettivamente gerarchico e autoritario, quindi necessariamente da dominare e “piegare” al volere umano. Ciò non è mai senza conseguenze: infatti scrive ancora Bookchin: -Quest’immagine totalizzante di una natura che deve essere domesticata da un’umanità razionale, ha prodotto forme tiranniche di pensiero, scienza e tecnologia- una frammentazione dell’umanità in gerarchie, classi, istituzioni statuali, divisioni etniche e sessuali. Ha promosso odi nazionalistici, avventure imperialiste, e una filosofia della norma che identifica l’ordine con dominazione e sottomissione. La realtà, come vedremo, è diversa, una natura concepita come “gerarchica”, per non parlare degli altri “bestiali” e borghesissimi caratteri che le si attribuiscono, riflette solamente una condizione umana in cui il dominio e la sottomissione sono fini a se stessi e mettono in questione la stessa esistenza della biosfera-.

Evidentemente questa visione distorta della vita nel suo insieme, comporta il rafforzamento della strutturazione gerarchica umana. L’ecologia non può quindi che essere ecologia sociale, attenta cioè per prima cosa a “depurare” le relazioni sociali da ogni forma di coercizione e gerarchia e a valorizzare invece la varietà, la simbiosi, la libertà. In definitiva non si può quindi essere ecologisti senza essere allo stesso tempo contro l’autorità e la gerarchia, ossia, come dice Murray Bookchin, -l’ecologia, o è sociale o non è- .

martedì, 09 agosto 2011

Comunicato della SolFed sulle rivolte di Londra

South London Solidarity Federation

Con i media che accusano l’”anarchia” per le violenze che si dispiegano a Londra e attraverso l’Inghilterra, la North London  Solidarity Federation ha ritenuto che fosse appropriato un comunicato da parte di un’organizzazione anarchista attiva nella capitale.

Durante gli ultimi giorni numerose rivolte hanno causato danni significativi a zone di Londra, a punti vendita, abitazioni ed automobili. Da parte della sinistra, sentiamo la sempre presente lamentazione sulla povertà che ha causato tutto ciò. Per la destra, membri di bande ed elementi antisociali si avvantaggiano di una tragedia. Entrambe sono vere. I saccheggi e le rivolte visti negli ultimi giorni costituiscono un fenomeno complesso e contengono diverse tendenze.

Non è accidentale che delle rivolte stiano avvenendo adesso, mentre la reti di sostegno per chi è senza diritti vengono smantellate e la gente viene lasciata cadere nell’abisso, percossa dai manganelli della polizia metropolitana mentre sprofonda. Ma non ci sono scusanti per l’incendio di abitazioni e per atti che terrorizzano i lavoratori. Chiunque abbia fatto cose simili non ha motivi di sostegno.

La furia dei quartieri è ciò che è, brutta e incontrollata. Ma non imprevedibile. L’Inghilterra ha nascosto i propri problemi sociali per decenni, recintandoli con brutali picchetti di uomini armati. Crescere nei quartieri spesso significa non lasciarli mai, se non  nel retro di una camionetta della polizia. Durante gli anni ’80 gli stessi problemi portarono alle rivolte di Toxteth. Durante gli anni ’90, contribuirono alle rivolte per la Poll Tax. Ed ora ne abbiamo ancora – perchè i problemi non solo sono sempre lì, ma sono diventati peggiori.

Le molestie e le brutalità della polizia sono parte della vita quotidiana nei quartieri in tutto il Regno Unito.  Il sistema di benefits per la mera sussistenza è stato smantellato e sottratto.  Ad  Hackney, ai lavoratori del sociale, che provengono dai quartieri e che lavorano sulla strada con i ragazzi, è stato detto che non verranno più pagati. Gli affitti stanno aumentando ed i lavori finanziati con fondi statali, che usualmente portavano reddito nella zona, sono stati tagliati in nome di spostamenti verso figure non pagate della  Big Society . La gente che prima aveva veramente poco ora non ha niente. Niente da perdere.

E non vanno fatti sconti al ruolo dei media in tutto ciò. A proposito di tutti i discorsi sulla “protesta pacifica” che ha preceduto gli eventi di Tottenham (* ), i media non avrebbero neanche citato la storia se si fosse trattato solo di un presidio di fronte ad una stazione di polizia. Le violenze della polizia e le proteste contro di esse avvengono continuamente. E’ solo quando l’altra parte risponde con violenza (su obiettivi legittimi o meno) che i media sentono il bisogno di dare un qualche genere di attenzione ai fatti.

Quindi non dovrebbe esserci alcuno shock se gente che conduce un’esistenza di povertà e di violenza sia alla fine scesa in guerra. Non dovrebbe esserci alcuno shock se la gente sta saccheggiando schermi TV al plasma, che pagheranno un paio di mesi d’affitto, e lasciando i libri, che non si possono vendere, sugli scaffali. Per molti, questa è l’unica forma di redistribuzione economica che si prospetta negli anni a venire, mentre continua un’infruttuosa ricerca di lavoro.

Molto è stato detto a proposito del  fatto che i rivoltosi starebbero “attaccando le loro stesse comunità”.  Ma  le rivolte non scoppiano in un vuoto sociale. Le rivolte negli anni ’80 tendevano ad essere dirette in modo più mirato, evitando gli innocenti, focalizzandosi su obiettivi più rappresentativi dell’oppressione di classe e di razza: polizia, stazioni di polizia, e punti vendita. Cos’è successo a partire dagli anni ’80? I Governi succedutisi si sono applicati alla sistematica distruzione di ogni sorta di nozione di solidarietà ed identità della classe lavoratrice. C’è qualche sorpresa, allora, se  i rivoltosi si volgono contro altri membri della nostra classe?

La Solidarity Federation si basa sulla resistenza tramite la battaglia nei luoghi di lavoro. Noi non siamo coinvolti nei saccheggi e – diversamente sia dalla destra automatico reazionaria che dai commentatori di sinistra simpatetici ma condannatori – noi non condanneremo e non perdoneremo coloro i quali non conosciamo per il fatto che si riprendono  parte del benessere che gli è stato negato durante tutta la loro vita.

Ma come rivoluzionari, noi non possiamo perdonare gli attacchi ai lavoratori, agli innocenti. L’incendio di punti vendita con abitazioni ai piani superiori, l0incendio dei mezzi di trasporto che la gente usa  per andare al lavoro,  le aggressioni e simili, costituiscono un attacco a noi stessi, a cui è necessario resistere con altrettanta forza che contro le politiche di “austerity” del governo, i prezzi da sciacallaggio dei proprietari case, i boss  intenti a rubare il nostro lavoro. Questa notte, e per tutto il tempo necessario, la gente dovrebbe unirsi per difendersi quando queste violenze minacciano abitazioni e comunità.

Crediamo che la legittima rabbia dei rivoltosi può essere di gran lunga più potente se diretta in un modo collettivo, democratico e tende, non a vittimizzare altri lavoratori, ma a creare un mondo libero dallo sfruttamento e dalle ineguaglianze inerenti al capitalismo.

North London Solidarity Federation(*)  I primi scontri, seguiti alla manifestazione di protesta per l’uccisione, durante l’arresto,  del 29ennedi di colore Mark Duggan. I primi scontri sono scoppiati prima che le prove balistiche confutassero la prima montatura poliziesca sulla  su una presunta reazione armata all’arresto. 

Testo originale in Inglese:

http://www.solidarityfederation.org.uk/?q=north-london-solfeds-response-to-the-london-riots

domenica, 07 agosto 2011

Usi civici sulle Apuane

‘QUANDO L’INGIUSTIZIA DIVENTA LEGGE, LA RESISTENZA DIVENTA DOVERE’
(Bertolt Brecth)

E’ ormai da anni che l’unico momento ‘alto’ del dibattito politico in tutta quanta la Versilia è rappresentato dalla battaglia intrapresa da molti cittadini dei paesi della montagna di Seravezza affinché le comunità locali rientrino in possesso di quei beni collettivi che da tempo immemorabile risultano essere di proprietà di ogni singolo paese.

Beni che ormai da decenni hanno fatto la fortuna della ditta Henraux che, pagando al comune di Seravezza un affitto ridicolo, ha fatto lavorare , per poi chiuderle, le cave che davano il marmo più bello del mondo.

Una ditta che un tempo non lontano aveva centinaia di dipendenti e che oggi dà  soltanto lavoro a poche decine di persone. La rivendicazione degli Usi Civici è  dunque una rivendicazione di civiltà. Infatti , la parola ‘Uso Civico’, significa bene collettivo, un bene che è di proprietà di tutti e che per nessuna ragione può essere venduto . Gli ‘Usi Civici’ che a Carrara vengono chiamate ‘Vicinanze’, che in altre zone  d’ Italia hanno altri nomi, affondano la loro origine addirittura nel Medio Evo ed erano pensati per dare un sostegno alle popolazioni di quei paesi che ne erano i legittimi proprietari.

Ci siamo incontrati , in una calda giornata di luglio ,alla Pubblica Assistenza di Minazzana, con alcuni degli animatori di questo comitato. La ‘Pubblica’ è situata in un ampio e pulito stanzone, sulla destra, appena entrati sulla mensola di un  camino c’è la  foto di alcuni partigiani morti durante la resistenza, e quasi a rivendicar con loro una continuità ideale , appese al muro le mappe dei terreni  di proprietà collettiva di tutti i paesi della montagna. Quello che subito colpisce in chi spiega le ragioni del Comitato è la  precisione, unita alla passione che animano chi parla.  Una storia, quella della rivendicazione degli Usi Civici che dura ormai da anni , cominciata infatti nell’ormai lontano 1988 , ha visto con chiarezza, in seguito a precise misure catastali che per decenni, la ditta Henraux ha cavato marmi da terreni che non le appartenevano e che erano dei paesi della montagna seravezzina. Gli animatori del Comitato degli Usi Civici parlano di sviluppo eco-sostenibile, unico tipo di sviluppo che può portare benessere ai paesi della montagna. Sono fermamente contrari  a uno sviluppo economico che non tenga conto della storia e della tradizione di una popolazione. Quello stesso tipo di sviluppo che in tante altre parti d’Italia ha prodotto guasti e disastri. Chiariscono che non hanno assolutamente niente contro l’escavazione del marmo, come da più parti viene insinuato. Sottolineano, e a ragione, che questo va contingentato e soprattutto lavorato a filiera corta prima di essere esportato. Insomma non esportare blocchi che magari ritorneranno qui da noi lavorati , ma esportare almeno il semilavorato.

Richieste dettate semplicemente dal buonsenso, da chi vive e lavora sulle Apuane, che conosce la materia e sa cosa dice. Un contenzioso quello con la ditta Henraux che dicevamo dura da tempo e che  le ha visto rifiutare qualsiasi ‘formula conciliativa’, come ci viene detto più volte. Forte della cessione che ad essa è stata fatta delle cave di marmo, da parte dell’amministrazione comunale di Seravezza. Bella amministrazione quella che cedette un bene non suo. Che ha visto la Ditta, come veniva un tempo chiamata, quando lavoravano per l’Henraux migliaia di persone, stare attenta, malgrado la durezza dello scontro sociale di quegli anni a quello che si muoveva sul territorio, utilizzare oggi tattiche dilatorie, per costringere questi uomini e queste donne a desistere. Si assiste infatti ad aziende incaricate dell’estrazione del marmo, che cambiano nome all’improvviso, per costringere a ricominciare tutto da capo . Una tattica che chiaramente mira a stancare gli uomini e le donne del Comitato. Che però non hanno assolutamente nessuna intenzione di desistere. Un contenzioso che ha visto le amministrazioni comunali di Seravezza, la Comunità Montana ,l’ente Parco delle Apuane nel migliore dei casi starsene colpevolmente in silenzio. Nel peggiore invece , essere capaci soltanto di dire che le legittime richieste di questi cittadini sono dettate da ‘campanilismo’, da ‘leghismo’, da ‘egoismo’ e via dicendo. Del resto se nella commissione per gli Usi Civici del comune di Seravezza non è stato mai fatto sedere nemmeno uno degli animatori del Comitato, qualcosa vorrà pure dire. Da tempo viene inoltre chiesta alla regione Toscana, è infatti la regione l’organo competente , la possibilità di eleggere l ‘ASBUC (Amministrazione Separata Beni Usi Civici) un organismo eletta dai cittadini, un organismo democratico dunque. Un organismo che li rappresenti e che faccia valere nelle sedi istituzionali le loro ragioni. E questa richiesta peraltro assolutamente legittima si sta scontrando con un vero e proprio muro di gomma. La Regione infatti prende tempo, nomina commissioni che si riuniscono, per poi riunirsi di nuovo, per riunirsi ancora. Per non prendere insomma nessuna decisione. Non un partito, non un sindacato, non un amministratore si è dimostrato sensibile alle ragioni del comitato che ha piena coscienza che il percorso è ancora lungo e pieno di insidie e di difficoltà e che non troverà alleati nel ‘palazzo’ della politica e negli alti gradi dell’economia. Perchè è grande la paura quando le persone ‘comuni’, come in questo caso, vogliono decidere da sole.

Infatti quegli stessi che hanno esultato  dopo il referendum che ha sancito che l’acqua tornasse ad essere un bene comune e che sproloquiano che ‘il mondo non è in vendita’ se ne stanno ora zitti. Come tacciono i tanti legalitari che sempre dicono che la cosa più importante , per fare in modo che questo paese ‘riparta’ è mettere al centro del dibattito politico ‘la cultura della legalità’. Una legalità che in questo caso è vilipesa e irrisa e lo è nel modo più insidioso, quello del ‘formalmente corretto’.

‘Cavatori. Le cave sono vostre!’, così gridava in piazza Alberica nel 1911 a Carrara, Alberto Meschi, che della Camera del Lavoro di Carrara era in quel momento il segretario. E’ passato un secolo esatto da allora, Cento anni in cui è successo di tutto , cento anni, un breve intervallo per la storia, e dopo un secolo la storia ritorna con la sua durezza nel non volere mai lasciare un conto in sospeso.

Fuori Riga

afuoririga@yahoo.it

martedì, 19 luglio 2011

G8 Genova 10 anni dopo

Segreteria Generale Sindacato USI Arti e Mestieri-AIT

A Carlo Giuliani a 10 anni dalla tua morte

Caro Carlo,

è da un bel po’ di anni, è da quando ho perso l’innocenza, che se ne andata insieme alla paura di non essere all’altezza della situazione, che ho incominciato a pensare che la Storia non è quella che viene raccontata.

Incominciai a muovermi in autostop per cercare i luoghi della Storia e soprattutto quelli che erano ancora vivi e in qualche modo incominciavo a cercare di dare il mio contributo alla Storia e, come con l’autostop, avevo imparato che se sbagli strada, sbagli luoghi, poi sei finito, non arrivi più e recuperare diventa mostruosamente faticoso perchè – chi sbaglia strada non va dove vuole ma dove la strada lo porta -. 

Allora incominciai a capire che per il potere è essenziale trovare le forme e i modi per farci perdere tempo mandandoci fuori strada quindi l’invenzione di finti movimenti diventa essenziale nelle strategie di dominio: il potere per esistere ha bisogno di essere riconosciuto e parafrasando il Mao – il potere è una tigre di carta, son gli altri che sono imbecilli! –

Quello che riporto sotto è il comunicato che feci girare un mese e mezzo prima del G8 a Genova e le cose mi fan sempre più convinto che il nemico è molto vicino, molto più vicino di quello che immaginiamo, è già da molto tra noi.

G8 ma dio cane siam scemi?!

Cari compagni, vedo che la trappola Genova è riuscita a coinvolgere quasi tutti, io non riesco a capire come mai i compagni ci stiano cascando eppure il potere sta lavorando in maniera estremamente grossolana e chiunque sia abituato a leggere i fatti della Storia e abbia un minimo di conoscenza dei meccanismi di comunicazione di massa se ne rende subito conto; allora devo dedurre 2 cose, la prima è che evidentemente l’intelligenza che dirige le varie “parrocchie” è completamente asservita ai piani di dominio, e la seconda che a livelli di base non esiste capacità d’analisi e l’ignoranza dilaga. Siamo arrivati al punto che le manifestazioni sono pubblicamente finanziate dallo stato 3 miliardi e i finanziamenti volutamente indirizzati ai buoni in modo da fare incazzare ulteriormente i cattivi dandone ulteriori motivazioni “morali” alla loro incazzatura. Poi si strombazza ai 4 venti l’obitorio di 500 mq. cosa da fare orrore e proprio per la logica dell’orrore, come nei film, la gente accorre allo spettacolo, uno spettacolo che da più di un anno viene fortemente pubblicizzato, gonfiato a dismisura in modo da garantire il massimo delle presenze e il tutto esaurito. Poi possibile che non si riesca a capire che il comportamento della polizia a Napoli era studiato per un unico risultato quello di far incazzare la gente e portarla così alla rivincita, a Genova. E ancora, Göteborg, la polizia scorda a casa i lacrimogeni e usa direttamente le pistole in una situazione decisamente tranquilla e il tutto, i media, lo convogliano per Genova perché così era studiato. E’ fin troppo chiaro che la regia non è di tipo nazionale, hanno tirato fuori di tutto dal terrorismo arabo all’alleanza di insurrezionalisti di Italia, Grecia e Spagna, chiaramente, passando per le reinventate Brigate Rosse, il bello è che le cose poi te le dicono anche chiaramente come per esempio: il responsabile per la sicurezza americano dichiara che anche i dimostranti rientrano nell’economia del vertice; a…a proposito dei dimostranti è buffo vedere come in poco tempo da essere arrestati o caricati solo per una sciarpetta o un fazzoletto tirati un po’sulla bocca ora ti fanno arrivare alle manifestazioni con un abbigliamento da fare invidia ai 7 samurai. E’ stato coniato subito il nome “il Popolo di Seattle” e hanno ragione infatti il grosso dei manifestanti a Seattle era costituito dalle O.N.G. che sono soltanto le truppe d’occupazione al soldo delle Nazioni Unite necessarie alle guerre umanitarie per imporre la democrazia della società civile. C’è solo una cosa che non è chiara, mi sfugge il perché di tanto investimento, qual’è l’obiettivo che il potere si è dato… e questo mi preoccupa moltissimo!

per la Rivoluzione Sociale

Gino Ancona

Fabrizio De André (orig. Georges Brassens), “Morire per delle idee”

Morire per delle idee, l’idea è affascinante
per poco io morivo senza averla mai avuta,
perchè chi ce l’aveva, una folla di gente,
gridando “viva la morte” proprio addosso mi è caduta.
Mi avevano convinto e la mia musa insolente
abiurando i suoi errori, aderì alla loro fede
dicendomi peraltro in separata sede
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta, va bè
ma di morte lenta.
Approfittando di non essere fragilissimi di cuore
andiamo all’altro mondo bighellonando un poco
perchè forzando il passo succede che si muore
per delle idee che non han più corso il giorno dopo.
Ora se c’è una cosa amara, desolante
è quella di capire all’ultimo momento
che l’idea giusta era un’altra, un altro movimento
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta
ma di morte lenta.
Gli apostoli di turno che apprezzano il martirio
lo predicano spesso per novant’anni almeno.
Morire per delle idee sarà il caso di dirlo
è il loro scopo di vivere, non sanno farne a meno.
E sotto ogni bandiera li vediamo superare
il buon matusalemme nella longevità
per conto mio si dicono in tutta intimità
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta, va bè,
ma di morte lenta.
A chi va poi cercando verità meno fittizie
ogni tipo di setta offre moventi originali
e la scelta è imbarazzante per le vittime novizie
morire per delle idee è molto bello ma per quali.
E il vecchio che si porta già i fiori sulla tomba
vedendole venire dietro il grande stendardo
pensa “speriamo bene che arrivino in ritardo”
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta, va bè,
ma di morte lenta.
E voi gli sputafuoco, e voi i nuovi santi
crepate pure per primi noi vi cediamo il passo
però per gentilezza lasciate vivere gli altri
la vita è grosso modo il loro unico lusso
tanto più che la carogna è già abbastanza attenta
non c’è nessun bisogno di reggerle la falce
basta con le garrote in nome della pace
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta,
ma di morte lenta.

Segreteria Generale Sindacato USI Arti e Mestieri-AIT

www.artiemestieri.info

rivoltalibera@libero.it    tel. 333 4124262