mercoledì, 11 marzo 2009

La caccia….

Se è vero che ogni crisi ha bisogno di un capro espiatorio, una figura verso 
cui veicolare la rabbia e la frustrazione della “gente comune”, ultimamente 
sembra che chi comanda abbia scelto per questo ruolo gli “immigrati”. Da un po’ di tempo a questa parte, infatti, su giornali e televisione, politicanti ed 
esperti dell’ultim’ora non fanno altro che parlare in tono minaccioso di 
criminalità, disoccupazione, crisi; contemporaneamente, sugli stessi mezzi di 
comunicazione, si sono intensificate le sparate sul tema dell’immigrazione e 
della clandestinità.

Questo subdolo abbinamento, evidentemente, è una tattica  per manipolare l’opinione della gente spingendola al razzismo, alla xenofobia, alla violenza e ad atteggiamenti aggressivi verso lo “straniero”, mentre le strategie di repressione nei confronti dei migranti vengono spacciate per “inevitabili” e quindi giustificate. 

Tra di esse, i Centri di Permanenza Temporanea (ultimamente ribattezzati CIE, centri di identificazione ed espulsione), le galere in cui vengono rinchiusi i migranti solo perché sprovvisti di documenti. Costruiti ad arte per essere meno visibili possibile e incredibilmente simili a dei lager, questi centri hanno arricchito le tasche di preti e di svariati enti “misericordiosi”, e continuano a costituire un inaccettabile strumento di controllo e repressione. Così, mentre per i soldi non ci sono barriere, a questi individui viene negata la possibilità di 
spostarsi da un paese all’altro e, nel frattempo, viene tolta loro anche la 
libertà, con periodi di reclusione sempre più lunghi.  

Sappiamo che da giovedì 5 marzo 2009, i migranti rinchiusi nei CPT/CIE di Bari San Paolo e Palese hanno iniziato uno sciopero della fame per protestare contro l’allungamento dei termini di reclusione in questi centri da 2 a ben 6 mesi, 
previsto dal “Pacchetto Sicurezza” appena approvato dal governo. Nonostante la crisi, dunque, il governo sceglie di investire una barca di soldi per infierire 
sul nuovo nemico della “brava gente”, oggi i migranti domani chissà chi.
Il 14 marzo saremo sotto le mura del cpt di Bari S. Paolo per portare solidarietà ai migranti reclusi in sciopero della fame. 

Contro questi centri di detenzione che rappresentano l’ipocrisia dei poteri forti, responsabili di guerre, povertà e devastazioni ambientali.
Contro la repressione di cui sono vittime coloro che, proprio a causa di queste dinamiche, sono obbligati a scappare dalla loro terra alla ricerca di una vita più dignitosa.

SABATO 14 MARZO – dalle 13 alle 17
PRESIDIO DAVANTI AL CPT DI BARI SAN PAOLO – V.LE EUROPA
IN SOLIDARIETA’ AI MIGRANTI IN SCIOPERO DELLA FAME CONTRO IL DECRETO CHE ALLUNGA LA DURATA DI UNA RECLUSIONE GIA’ DI PER SE’ INSOPPORTABILE 

COME ARRIVARE AL CPT DI BARI S.PAOLO (by google maps)

da Brindisi / Lecce: Prendi la SS16
Prendi l’uscita 5 verso Bari/Bari San Paolo
Entra in Viale Europa
Svolta leggermente a sinistra per rimanere su Viale Europa
Svolta a sinistra in Variante alla Strada 
Provinciale per l’Aeroporto
Prosegui su SP73/Viale Europa
Prosegui dritto per rimanere su SP73/Viale Europa
Svolta a destra in Viale Europa
Svolta a destra in Viale Europa La tua destinazione è sulla destra

da Taranto: 
Prendi su SS100 (indicazioni per Bari/SS100)
Entra nella SS16 attraverso lo svincolo per Foggia
Prendi l’uscita 5 verso Bari/Bari San Paolo
Entra in Viale Europa
Svolta leggermente a sinistra per rimanere su Viale Europa
Svolta a sinistra in Variante alla Strada Provinciale per l’Aeroporto
Prosegui su SP73/Viale Europa

Prosegui dritto per rimanere su SP73/Viale Europa.
Svolta a destra in Viale Europa
Svolta a destra in Viale Europa La tua destinazione è sulla destra

da Foggia:
Prendi la SS16
Prendi l’uscita Aeroporto verso Bari San Paolo
Prosegui dritto
Prosegui dritto su Via Gabriele D’Annunzio
Prosegui su SP73/Viale Europa

Svolta a sinistra in Viale Europa La tua destinazione è sulla destra

mercoledì, 25 febbraio 2009

No allo sfratto della sede dell’USI Milano

Vi proponiamo l’articolo di Marco Philopat

Ciò che succede oggi in Italia e in particolare a Milano ci pone di fronte a difficili scelte, ma non solo, ci sbatte letteralmente al di fuori dei binari su cui precedentemente correva la nostra vita. Sono nella sede dell’Unione Sindacale Italiana, un grande salone con ampie vetrate, pavimento in legno, due stufe a gas accese, belle sedie accatastate. Danio Manfredini, il noto attore e drammaturgo teatrale, sta provando il suo nuovo spettacolo. Ci abbracciamo e mi dice. “Che città di merda… Ma come fanno a non capire che questi posti sono dei doni preziosi? Ogni mio lavoro è stato concepito in questo salone, dove avrei potuto farlo? Solo qui c’è tempo illimitato e il clima giusto.

Non sanno nemmeno quanti artisti sono cresciuti qui.” “Programmatori, grafici, elettricisti, infermieri…” gli rispondo io. Ci stiamo riferendo agli sgomberi o le minacce contro i centri sociali, lo stesso imminente pericolo che incombe su questo luogo. Sono giorni cruciali per la difesa della sede dell’USI, che dista meno di un chilometro da Conchetta, in viale Bligny 22, sempre nel quartiere Ticinese. La vicenda di questo stabile è il simbolo della brutale accelerazione dei progetti speculativi che coinvolgono l’intera città in vista dell’Expo 2015. Costituita da lavoratori fuoriusciti dalla CGL e sostenitori dell’azione diretta, l’USI nacque nel 1912, l’anno seguente contava già 150.000 iscritti. Nel ’22, dopo essere stata protagonista di grandi lotte, fu messa fuorilegge da Mussolini e i suoi militanti arrestati o costretti all’esilio, molti si unirono ai loro compagni spagnoli della CNT. Tre anni più tardi vennero confiscate le sedi sindacali di tutte le sigle. Nel dopoguerra le proprietà immobiliari dell’USI furono le uniche a non essere restituite, nemmeno la palazzina della camera del lavoro di Milano. Il vicesegretario dell’USI è Pino Petita, 55 anni e mille battaglie sulle spalle, parte proprio questa considerazione storica per spiegarci la vicenda del luogo. “Occupammo qui nel 1989 e la prima mossa fu quella di richiedere al comune di concederci lo spazio come risarcimento all’ingiustizia subita, ci dissero che non era possibile ma di fatto ci tollerarono. Siamo entrati qui dopo vent’anni di pellegrinaggio per il Ticinese, dapprima alcuni militanti frequentavano il Ponte della Ghisolfa in via Scaldasole in cui, soprattutto Pino Pinelli, s’era attivato per ricostituire il nostro sindacato tra i ferrovieri. Nella metà degli anni Settanta l’USI era un’organizzazione con molti iscritti e in quartiere ci fu l’esigenza di trovare un luogo per le nostre riunioni. Nel 1976, insieme a studenti e altri lavoratori occupammo uno spazio al numero 18 di via Conchetta, dove attualmente è situata la libreria Calusca. L’USI in seguito passò in via Torricelli per poi approdare qui al terzo piano di viale Bligny 22. Uno stabile di proprietà demaniale, edificato ai primi del Novecento, molto conosciuto nel panorama cittadino. Oltre a diversi nuclei abitativi, avevano qui sede moltissime organizzazioni di base e di partito. La Lega antivivisezione, gli esperantisti, il Naga, il centro di assistenza sanitaria per migranti, poi le associazioni “Il Dedalo” e “Milano Pulita”. Al piano terreno c’era la Stella Alpina, antica bocciofila e dopolavoro, la sede dei tifosi milanisti della Fossa dei Leoni, il PSDI e persino i boy scout. Il partito socialista era invece al secondo piano, ma durante tangentopoli abbandonò i locali che perciò furono presi da un centro sociale, lo Squott, il laboratorio della musica techno-Rave e della Body Art, poi distrutto da un incendio cinque anni fa. Nei primi anni novanta noi dell’USI fummo promotori di un ricorso collettivo al TAR per impedire la svendita dell’edificio all’adiacente università Bocconi e alle sue mire espansioniste che progettavano già allora di comprarsi l’intero isolato. Il ricorso si dilungò nel tempo anche a causa di una sorda amministrazione comunale che si spostava via via sempre più a destra schiacciata sui poteri forti della città. Prima del 2004 la Bocconi ce l’aveva quasi fatta ad acquisire tutto il suo prezioso quadrilatero urbano, i lavori per la costruzione del nuovo polo universitario sarebbero presto partiti, la colata di cemento poteva dilagare. Tuttavia c’era ancora un piccolo problema irrisolto, Viale Bligny 22, l’unico angolo dell’isolato rimasto fuori dalla svendita. Improvvisamente, proprio in quell’anno, venimmo a sapere che in una trattativa segreta il comune aveva venduto alla Bocconi tutto il nostro palazzo per una cifra irrisoria, considerato il fatto che era pieno di associazioni, affittuari e occupanti.” Pino mi porta fuori per farmi vedere le nuove costruzioni universitarie. Torri, palazzi, un auditorium di mille posti, fameliche architetture bianche e rosso mattone che sembrano pronte a mangiarsi pure il vecchio ballatoio su cui poggiamo i piedi. Un osservatorio paradigmatico di cosa sta succedendo a Milano in questi anni. “Con la Bocconi si avviò una trattativa con l’intermediazione del comune, le pressioni era tali per cui, piano piano, tutte le associazioni se ne sono andate, ora siamo rimasti noi, cinque nuclei abitativi di ex affittuari e tre di occupanti. Inaspettatamente era il padronato il più disposto a trovare una soluzione per l’USI, infatti ci fecero vedere una sede, un po’ in periferia, ma degna, l’avremmo accettata se non fosse arrivata la valanga dell’Expo. La trattativa è saltata di colpo e sono arrivate le denunce per due occupanti, di cui uno sono io. Una ritorsione personale per risolvere il problema.

La prima udienza è fissata per martedì 17 febbraio.” Siamo nella stanza dove si svolgevano le provvisorie riunioni del collettivo di Cox 18 prima di venerdì 14 febbraio, data del rientro, nel salone fianco invece, dove Danio continua le prove, ci sono state le riunioni cittadine di questi ultimi infuocati giorni. “Oltre agli sportelli e a tutte le altre attività sindacali e le iniziative di solidarietà con le popolazioni indigene del Chiapas, nel salone hanno da sempre provato molte compagnie teatrali, Manfredini, ma anche Anima Nera, le Dionise, Gigi Gherzi e chissà quanti altri teatranti. Quando hanno bisogno gli diamo le chiavi e possono stare dentro finché ne hanno voglia. Inoltre abbiamo ospitato le iniziative delle associazioni, dai convegni sull’inquinamento alle feste dei boy scout, ci sono stati dei momenti che si dovevano fare prenotazioni e turni. Un posto pubblico vivace e prezioso come sono la gran parte degli spazi autogestiti, cosa che non si può dire per tutto il resto della città dove vige la logica del profitto. Questi sono anche luoghi che hanno funzionato, negli ultimi 15 anni, da camere del lavoro e di apprendistato per svariate professioni e poi sono laboratori di ricerca per la prevenzione dei costosi danni causati dall’ingiustizia sociale, qui si sperimentano forme di lotta per portare i conflitti su posizioni meno disperate e più incisive, non dimentichiamocelo mai.

Qui per esempio c’era il Naga, pieno di medici a disposizione completamente gratuita per centinaia e centinaia di migranti clandestini, come nell’ambulatorio di Via dei Transiti, peraltro sotto la minaccia di sgombero pure quello. Insomma per la difesa di Conchetta, dei libri di Primo che sono la nostra memoria storica, dell’USI e tutti gli altri spazi liberati della città, abbiamo deciso di convocare una manifestazione nazionale per il 28 febbraio, ci auguriamo che siano tanti coloro che marceranno al nostro fianco.”

Per oggi, martedì 17 febbraio è prevista la quarta udienza davanti al giudice di pace per il processo di occupazione abusiva dello stabile di viale Bligny 22. Il presidio è fissato per le ore 12 ai giardini della Guastalla di via Francesco Sforza. Saluto Pino e scendo le scale, poi passo di fianco al palazzone di vetrocemento della nuova Bocconi, davanti all’entrata incontro un amico scenografo, mestiere che ha affinato nel giro dei centri sociali milanesi… “Evviva, ci siamo ripresi Conchetta!”, mi dice. “Che ci fai qua?” gli chiedo. “Una convenction per il lancio di un’automobile, lì dentro, nell’auditorium dela Bocconi appena inaugurato…” “Vabbè… Non è che avresti voglia di progettare un manifesto per il corteo di carnevale? Una volta ne facevi di bellissimi…” “Tu mi chiedi sempre di fare, di fare, che palle… Dai, ci vediamo stasera a ballare giù in Cox!” Magari il manifesto non lo farà mai, ma certamente sarà in piazza quel giorno, incordonato nelle file dei suoi amici.

Alla manifestazione del sabato grasso ambrosiano vorremmo che oltre i centri sociali di mezza Europa, scendessero in piazza tutti quelli che li hanno frequentati e si sono resi conto della loro importanza, vorremmo vedere una moltitudine di maschere nere, il colore del lutto, un funerale annunciato di una città che sta morendo sopraffatta dalle sue barbarie.

domenica, 15 febbraio 2009

Tra perle, pirla e porci

Prima la cronaca:

Venerdì 30 Gennaio una quindicina di sbirri di vario genere (forestale, carabinieri) venivano a fare un controllo documenti a chiunque incontrassero sul loro cammino, e perquisizione di quelle case che trovavano al momento vuote, (qui si usa non chiudere a chiave le porte quando si è momentaneamente assenti) Già un anno e mezzo fa un’ operazione del genere dava il via a sei denunce di occupazione e a due fogli di via, e ieri ( 11/2) la conferma che anche queste ultime identificazioni sono sicure denunce, altre 16!

Queste operazioni al di là del semplice logoramento, hanno lo scopo di rinviare all’ infinito una possibile concessione, visto che le Comunità Montane (l’ ente competente per questo genere di cose) non può, per suo statuto, intrattenere rapporti con chi si trova in condizione di illegalità nei suoi confronti. C’ è poi la questione di uno degli stabili che, ristrutturato circa 10 anni fa, ha già subito una volta l’apposizione dei sigilli, ormai caduti in prescrizione, da tale vicenda partì una trattativa con la Regione Toscana. Oggi intendono riapporre suddetti sigilli. Già sullo scorso numero in un comunicato si informava di ciò, al momento in cui scriviamo un primo tentativo degli sbirri è stato rintuzzato, e stiamo ora aspettando la seconda “ondata”. Andando sulla questione della trattativa finalizzata alla concessione per l’utilizzo di un’ estensione di 120 ettari di terre e di otto stabili compresi, bisogna dire che, a livello istituzionale, c’è lo stanziamento di 800.000€ che sarebbero destinati a finanziare il progetto di chi dovesse aggiudicarsi il bando. E questo è uno dei motivi che vede l’attuale sindaca fascista di Palazzuolo sul Senio, il paese a noi vicino e sede del comune, così impegnata nel cercare di allontanare i circa 30 residenti attuali, essendo lei in cordata con appartenenti alla C.M. promotrice di un progetto con finalità di sfruttamento turistico della zona.. Nella nostra proposta sociale c’è poi il secondo e forse più importante motivo, dell’ impegno di buona parte degli appartenenti alle diverse istituzioni interessate: Comune, Comunità Montana, Regione Toscana, nel cercare di allontanarci. Parte di noi ( non tutti purtroppo: anche qui come ovunque individualismo egoista, diversità di coscienza, e semplice stupidità mietono vittime!) sostiene la possibilità di voler gestire in prima persona e senza intermediari prezzolati il territorio in cui viviamo. La storia più antica e quella recente, la conformazione geografica, condizioni politiche e sociali sosterrebbero questa nostra volontà se non fosse che si mette in moto questo perverso meccanismo che fa si che chi ha la coscienza necessaria per capire quanto importante sarebbe l’ autogestione di un territorio di queste dimensioni, non è poi disposto o disponibile per venire a farlo, e chi invece perchè libero da qualunque altro impegno, ora si trova qui lo fa in larga parte senza l’ indispensabile livello di coscienza che serve ad allontanare dalle nostre vite l’ intromissione statale: perle ai porci, come dicevo nel titolo o peggio, l’ accusa di rivendicare un privilegio invece che il diritto di poter vivere liberamente una proposta sociale. Il motivo che nel 2004 sottraeva alla privatizzazione questo territorio che fin allora era di proprietà demaniale, è stato quello di: “sopravvenuta evidenza di un trascorso di usi civici” regola di origine medioevale che dà diritto a una comunità locale di usufruire del territorio circostante a scopo “agro-silvo-pastorale” per il proprio sostentamento, regola che ora noi stiamo con estrema fatica cercando di reintrodurre. E questo è ora l’appello che facciamo anche attraverso le pagine di questo giornale: il porre la consuetudine degli usi civici come un qualcosa di ormai desueto dà facile gioco a chi vede esclusivamente nella proprietà privata la possibilità di vita e lavoro, mettendo fuori gioco la possibilità di poter gestire direttamente le proprie attività e favorendo così gli interessi di tutte quelle figure intermedie che per proprio interesse impongono la loro presenza Bisogna invertire la tendenza alla dipendenza dal mercato, modificare stili di vita che ci vedono complici involontari di un processo di mutazione epocale, divenire consapevoli di che potenziale si potrebbe liberare se solo si decidesse di prendere in mano la propria esistenza. altro che banale contrapposizione tra città e campagna si tratta di, salvando una cultura, affermare un agire che per forza diventa rivoluzionario!

Maurizio Zapparoli

giovedì, 12 febbraio 2009

Terra libera

La Lodola 13-14-15 marzo 2009
La Lodola via san Prospero civico 3802( Cà Bortolani) Savigno – BOLOGNA
Fra autogestione e sviluppo sostenibile

Venerdì 13
Ore 10.00

Laboratorio del pane con la fornaia Carlotta di Urupia e preparazione di pane e dolci al forno a legna, preparazione dei pasti per le tre giornate di autogestione.

Ore 18.00

presentazione del libro “ LA RIVOLUZIONE ECOLOGICA “
Di Selva Varengo il pensiero libertario di Murray Bookchin “
“l’assemblea e la comunità devono essere il prodotto interno, intrinseco al processo rivoluzionario; anzi, il processo rivoluzionario non dev’essere altro che la creazione dell’assemblea e della comunità e, contemporaneamente, la distruzione del potere. Assemblea e comunità devono divenire parole d’ordine della lotta, non remote panacee. Devono essere create come mezzi di lotta contro la società attuale, non come astrazione teoriche e programmatiche. Tra i primi passi che possono essere intrapresi vi è sicuramente l’avvio di movimenti municipalisti di base che siano in grado di promuovere assemblee popolari, che sappiano costruire comunità…” Murray Bookchin 

Ore 20.00 – cena

Ore 22 – concerto  il Trio Malavita – musica e canti popolari dell’altra montagna –

Sabato 14
Ore 10.00

Comunità resistenti:

Dalla Val di Susa una resistenza possibile contro la devastazione ambientale della TAV o del FARE . Prospettive e sviluppo delle lotte. Porta la sua esperienza Maria Matteo della federazione anarchica torinese.

Dal Chiapas una esperienza che dura dal 1994 di autogestione di una comunità e dei suoi territori. Ne discutiamo con Pino Petita del progetto di cooperazione internazionale Flores Magon del USI AIT

Spezzano albanese una esperienza di municipalismo libertario. Quando la democrazia diretta incide sullo sviluppo territoriale ne discutiamo con Domenico Liguori. 

Ore 13 – pranzo
Ore 15.00

Progettualità territoriali

Mutualità e autogestione, e sviluppo sostenibile – MAG 6 – Reggio Emilia

La creazione di una rete di autoproduzioni agricole, uno scambio tra la città e la campagna. Associazione Campi aperti – Bologna

Laboratorio per una ecologia sociale della Valle del Sacco
Errico Ranieri – della rete delle autoproduzioni  agricole – Roma

Ore 20.00 – cena 


Ore 22 concerto  di Giorgio Simbola e i Bkk – klezmer music yiddish

Interventi e poesie dalla Palestina. Canti ebraici e palestinesi
…non le senti… le anime… delle tue vittime… piccole grida che corrono per la Palestina…libere come aquiloni…senza fili…senza vita…

Domenica 15
Ore 10.00

Terra libera  una utopia possibile. 


Che cosa è oggi un movimento di trasformazione sociale? E per quale sociale?
Sono invitati a portare il loro contributo tutte quelle esperienze che nel piccolo come nel grande, hanno saputo mettere radici per la realizzazione di un progetto di riappropriazione del proprio tempo e spazio ( terra ) da dedicare alla ricerca, di un nuovo modello di relazioni comunitarie nel confronto sulla quotidianità, e alla ricerca di un possibile progetto di trasformazione sociale. 
Coordina  Agostino Manni di Urupia 

Ore 13 – pranzo
Ore 15.00


discussione sul progetto “Iride” una comune in costruzione  prospettive e possibili sviluppi.
coordina Angelo Pollara 

ore 20.00 bicchierata finale e sistemazione dei locali

organizza: associazione culturale Apu Cavallo, in collaborazione con:
USI Arti e Mestieri sez. USI boscaioli, redazione di Cenerentola,  redazione di  “l’atemporale anarchico” la comune Urupia, circolo anarchico C. Berneri


per contatti: usi.boscaioli@libero.it

Angelo 3201592893

Da Bologna
Tangenziale uscita Casalecchio > verso Bazzano > uscire dall’asse attrezzato per Tolè (uscita successiva a quella “centro commerciale”).
Oltrepassare Calderino, Badia, Monte Pastore. A Cà Bortolani, girare a destra per Savigno, la Lodola (civico 3802) è sulla vostra sinistra a 2 km da Bortolani.

Da Modena
(uscita autostrada Modena Sud) Spilamberto > Bazzano > Monteveglio > Savigno. Proseguire in direzione Tolè/Bortolani. 800 mt. dopo S.Prospero, trovate la Lodola sulla vostra destra (civico 3802).

Dalla statale Porrettana
(autostrada Bo-Fi, uscita Sasso Marconi) Marzabotto > Pian di Venola. Girare a destra per Tolè. A Cà Bortolani proseguite verso Savigno per 2 km.

Con i mezzi pubblici 
Linea autobus Bologna –Tolè.
Dall’autostazione linea 686.
Oppure dalla stazione FF.SS (piazzale ovest): trenino per Bazzano-Vignola, scendere al Pilastrino di Zola Predosa dove si prende autobus per Tolè. Fermata Cà Bortolani. Poi 2 Km a piedi verso Savigno.
(possiamo venirvi a prendere alla fermata del bus).

Orari autobus e/o treno da Bologna presso ATC di BolognaÈ possibile pernottare alla Lodola è gradita una telefonata di conferma, comunque per chi può porti il sacco a pelo. Sia per il mangiare che per il dormire è chiesto un contributo libero ogni uno da secondo le proprie disponibilità. 

giovedì, 12 febbraio 2009

Mezcal Squat 20/21 Febbraio 2009

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Parco della Certosa – Collegno TORINO

I semi delle dis-cordie

Esistono attualmente sul nostro pianeta due opposte tensioni/visioni discordanti di come condurre l´esistenza e come organizzare la realtà circostante. Da una parte un drappello di multinazionali agrifarmaceutiche (monsanto, pharmacia, bayer, glaxo) che nella logica del profitto diffondono monocolture intensive, gestiscono quasi interamente il ciclo delle sementi promuovendo piante geneticamente modificate ed il correlato uso di cibo transgenico, vendono semi sterili conciati con sostanze neurotossiche per le api…

Dall´altra parte ci sono gli individui che cercano di recuperare anche quella fetta di esistente legata all´approvvigionamento del proprio cibo e si scontrano contro queste semplici evidenze: se vuoi dei semi o compri sementi standard da coltura industriale oppure il libero scambio è diventato illegale (legge europea 43/ -1998-), oppure legato alla compilazione di registri regionali per la conservazione del seme -ancora da costituire-, oppure dimostrare di coltivare una certa varietà di pianta da almeno 50 anni.

Abbiamo deciso di organizzare 2 giorni con il pretesto pratico e prezioso delle sementi da condividere e scambiare, per informarsi sulle tematiche inerenti il seme e la coltivazione in diverse realtà (urbana ed extraurbana), per discutere del possibile, tramite l´autogestione delle risorse e delle conoscenze e l´autoproduzione di ciò che manca e per individuare concordanze e discordanze con un altro modo di concepire il territorio.

Ven 20
Nel pomeriggio accoglienza e allestimento sala distribuzione per semi, libri, distro, e preparazione della cena rurale bellavita senza conservanti – cena di condivisione senza denari, porta quello che vuoi cucinare e bere.

Sab 21 ore 15:00

discussione e scambio di conoscenze;
cena;
serata musicale jm session acustica – porta lo strumento con cui risuonare

Da portare: sacco a pelo, bicchiere.

Mezcal squat Island 
Foto dal satellite 
http://skateriot.noblogs.org/gallery/4474/mezcal.jpg 
Corso Pastrengo Parco Della certosa
Collegno To 

COME ARRIVARE: 
BUS 33 E 33 BARRATO DA TORINO C.SO VITTORIO EMANUELE ANGOLO V.ARSENALE
BUS 37 PARTENZE DA PIANEZZA  E STAZIONE METRO’ FERMI 
ALTRI BUS CHE PASSANO IN ZONA: 36, 38, 76, 87, 44 ANCHE DA ALMESE,
CONDOVE, RUBIANA, VALDELLATORRE -GIVOLETTO-LA CASSA -S.GILLIO 

SE ARRIVI IN TRENO:
DA PORTANUOVA C’E’ IL TRENO PER BUSSOLENO/SUSA/BARDONECCHIA,LA PRIMA
FERMATA E’ COLLEGNO,LA STAZIONE E’ A POCHI PASSI DALL’ENTRATA DELLA
CERTOSA… 
CONSIGLIAMO DI PRENDERE IL METRO’ CI SONO TANTE CORSE (IL VENERDI’ FINO ALLE 23:30 IL SABATO ULTIMA CORSA ORE 1:15, LA DOMENICA ULTIMA CORSA ORE 22:00). 
LA STAZIONE DEL METRO’ LA TROVI DAVANTI ALLA STAZIONE FERROVIARIA DI PORTA NUOVA (PER CHI ARRIVA CON IL TRENO DAL SUD) E DI PORTA SUSA (PER CHI ARRIVA DA MILANO/AOSTA) 
IL METRO’:
DAL CAPOLINEA PORTANUOVA ARRIVI FINO AL CAPOLINEA
“FERMI” UN PEZZO A PIEDI O DUE FERMATE DEL BUS 33 E 33 BARR( DIREZIONE
COLLEGNO) E TI TROVERAI ALL’ENTRATA DI CORSO PASTRENGO… 
PER CHI ARRIVA IN AUTO
DA MILANO 
Direzione Frejus Savona, uscita Collegno 
DA SUD 
Usciti dall’autostrada prendere tangenziale Nord Direzione MilanoAosta, uscire Collegno 

MEZCAL SQUAT ISLAND
CORSO PASTRENGO COLLEGNO-TO ARRIVATI AL BENZINAIO DI CORSO PASTRENGO C’E’
UN AMPIO PARCHEGGIO E LI DIETRO ATTRAVERSANDO IL PARCO 
C’E’IL MEZCAL 
TI ASPETTIAMO! 

giovedì, 12 febbraio 2009

Ai lavoratori inglesi

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Ai compagni di Solidarity Federation


Un abbraccio solidale ai Lavoratori Inglesi impegnati nello sciopero per riaffermare l’uguaglianza di tutti i lavoratori del mondo.

Anche se i mezzi d’informazione, qui in Italia, hanno tentato di stravolgere il significato della vostra lotta, spacciandola per una affermazione di superiorità nazionale utile ai piani del potere che sta cercando da noi, più che in qualsiasi altra parte d’Europa, di imporre una deriva autoritaria, xenofoba e razzista, noi non abbiamo mai dubitato che l’antico spirito internazionalista che sempre ha animato i lavoratori in Gran Bretagna fosse venuto meno.

Un abbraccio personale a ricordo del comune impegno di solidarietà nei confronti delle popolazioni Jugoslave, colpite dalla ferocia del capitalismo internazionale attraverso i nazionalismi locali e soprattutto l’esempio dato dai minatori inglesi e i minatori jugoslavi che mi ha dato la possibilità, come responsabile per l’Italia dell’operazione Ship to Bosnia, di scrivere insieme a tanti compagni una bella pagina di internazionalismo.

Gino Ancona
(Sindacato Arti & Mestieri U.S.I.- A.I.T.)
www.artiemestieri.info
rivoltalibera@libero.it

To all english workers
To Solidarity Federation comrades


A warm embrace of solidarity to all the English workers out on strike to assert equality of all workers in the world.

Even if the media, here in Italy, have tried to utterly change the meaning of your fighting, passing it off as a statement of national superiority, useful to the masterplan of power, that here in Italy, more than in every part of Europe, is trying to impose an authoritarian drift, a xenophobic and racist one, we never doubt that the ancient internationalist spirit, which has always lived in the workers of the United Kingdom, had ever ceased to be strong.

A personal embrace in memory of the common committment of solidarity towards the Yugoslavian people, striked by the ferocity of international capitalism through local nationalism, and of the example given by English miners and Yugoslavian miners who gave me the possibility, as the person in charge of the Ship to Bosnia operation, to write together with so many comrades, a bright page of internationalism.

giovedì, 29 gennaio 2009

Incontro a Campanara

(Palazzuolo sul Senio – Firenze)

L’incontro del 1° febbraio al Villetto di Campanara ha come scopo principale quello di un confronto tra i residenti attuali e quanti vorranno venire a vivere in questa zona, per comprendere, nel particolare, il senso che si vuol dare al progetto che ci vede ora confrontarci con le varie istituzioni.
Inoltre e più in generale, l’incontro può diventare un momento importante per discutere sul senso e l’importanza, che può avere in questa fase di restringimento degli spazi di libertà, il riappropriarsi di luoghi di vita e lavoro al di fuori e contro ciò che è comunemente concesso.

l’incontro inizierà  alle ore 10.00 
per info 3333567338 Maurizio Zapparoli

venerdì, 23 gennaio 2009

Due sere di Musica e d’Anarchia – 6/7 febbraio a Firenze

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Il laboratorio anarchico e il circolo anarchico fiorentino presentano:

venerdì 06/02/2009

C.P.A. Firenze Sud

ore 20.00 Cena Benefit Denunzie

ore 22 ALESSIO LEGA in concerto

sabato 07/02/2009

al Circolo anarchico fiorentino – Via dei Conciatori 2/r

ore 18.00 Dibattito sulla repressione mentale con il collettivo violetta van gogh

ore 20.00 Cena

ore 21.30 Concerto E TI CHIAMARON MATTA di Gianni Nebbiosi interpretato da Alessio Lega e Rocco Marchi

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venerdì, 16 gennaio 2009

Partire da una stazione verso una casa

Da tempo osservo quella parte di società che vive ai margini …che per il capitale non conta …
vorrei aiutare quella signora in carrozzina che dorme sulle panchine ghiacciate della stazione …un urlo di vergogna m’assale mi sento impotente se penso a quante case sfitte ci sono quanto cibo sprecato ogni di quanti tanti vivono con niente e pochi con tutto ciò che serve a quei tanti.

VORREI CREARE UNA RETE MUTUALISTICA TRA CHI VIVE PER STRADA ED HA BISOGNO DI UNA CASA, DI UN LAVORO, SPESSO DI UNA PAROLA DI CONFORTO E LE VARIE REALTA AGRICOLE CHE NECESSITANO DI MANOVALANZA E HANNO VITTO E ALLOGGIO IN SOVRAPIU!!!

MA PER REALIZZARE QUESTO SOGNO/PROGETTO OCCORRONO 
PERSONE DISPONIBILI E VOLENTEROSE.
(POI IN REALTA I PROGETTI SONO TANTI MA QUESTO OGGI Dì HA LA PRIORITA’)
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mercoledì, 31 dicembre 2008

Germogli di mutualismo sui rami del lago

Dall’esigenza di trovare risposte concrete ai propri bisogni, liberandoli da meccanismi economici devastanti, un insieme di persone e gruppi perlopiù provenienti da ambiti libertari, ha costituito, in maniera informale e del tutto autonoma, fra le province di Lecco e Como, una piccola rete centrata sullo scambio di beni e saperi, basata sul mutualismo e sulla solidarietà

L’idea sonnecchiava già da tempo nei pensieri di molti che, avendo già scelto di vivere in contesti più rurali per affrontare in modo diretto le proprie esigenze quotidiane, si trovavano a pagare nel parziale isolamento di esperienze simili il prezzo di una tale scelta. Personalmente, essendo alla ricerca di pratiche emancipatrici che esprimessero una concretezza fruibile immediatamente, mi ritaglio un ruolo di “nodo” per la creazione di un’occasione di contatto: coinvolgo alcuni che non si conoscono direttamente pur risiedendo a poche decine di chilometri di distanza, comunico con altri  legati ad un attivismo più “politico”,  rispolvero qualche vecchia conoscenza che, allontanatasi dai siti del “produrre” si è avvicinata ai luoghi del “saper fare” (la montagna, la campagna, ma anche l’orto in contesto urbano…). Grazie ad altri “nodi” si riesce quindi a fissare un incontro in una data coincidente ad una piccola festa consuetudinaria.

Il luogo dell’incontro è una frazione di un paesino di montagna, nelle cascine rivitalizzate dal lavoro di anni da compagni per i quali l’autogestione e l’autonomia sono pratiche ordinarie di vita quotidiana. E’ l’occasione per conoscerci e confrontarci su cosa facciamo e cosa cerchiamo. Durante il confronto si crea un indirizzario con indicazioni su quello che si offre  e quello di cui si ha bisogno; da qui l’avvio di un percorso di scambio delle risorse messe a disposizione da tutti per tutti: prodotti come pane, castagne, unguenti, birra e sapone, mezzi come furgoni e attrezzi, capacità come saperi e manualità. Viene poi fissato un altro incontro a distanza di due mesi che diverrà occasione per un aiuto concreto alla ristrutturazione di un edificio.

Inizia così un percorso che, costruito in base alle necessità di chi vi partecipa, acquista concretezza a partire da un bene di base: il favoloso pane fatto da un compagno (che grazie alle ricercate caratteristiche si conserva per parecchi giorni) diventa un rifornimento fisso settimanale, rappresentando un risparmio parziale per chi lo produce da sé e l’addio al circuito economico per chi non ne faceva ancora a meno.
Un piccolo passo significativo: trasformando lo scambio da occasionale in costante, si ottiene il salto migliorativo che permette di dare solidità a processi che rimarrebbero altrimenti fragili e quindi poco utili alla ricerca di un’indipendenza reale dal sistema economico dominante.  Da qui lo stimolo per proseguire il percorso appena iniziato, allargandolo e infittendolo di rapporti che ne moltiplichino le possibilità di sviluppo.

Per contatti:  deadpaolino@anche.no